C’è un coreano (del Nord) che spiega a un birmano l’esperienza di hydropower
Agricoltura Uno Stato cosiddetto canaglia e uno ex canaglia si incontrano e si offrono servigi. È accaduto a Nay Pyi Daw, la fiammante capitale della Birmania/Myanmar, dove il 14 giugno scorso […]
Agricoltura Uno Stato cosiddetto canaglia e uno ex canaglia si incontrano e si offrono servigi. È accaduto a Nay Pyi Daw, la fiammante capitale della Birmania/Myanmar, dove il 14 giugno scorso […]
Uno Stato cosiddetto canaglia e uno ex canaglia si incontrano e si offrono servigi. È accaduto a Nay Pyi Daw, la fiammante capitale della Birmania/Myanmar, dove il 14 giugno scorso si sono incontrati U Aung Thu, ministro birmano dell’agricoltura, e il neo ambasciatore della Corea del Nord, Jong Ho-bom che sostituisce il precedente, in carica dal 2007, tornato a casa perché indicato in una lista nera degli Stati Uniti come il tramite per un traffico di tecnologia bellica e di armi tra Nord Corea e Myanmar quando era governata dalla giunta militare. I rapporti tra i due paesi erano ripresi negli Anni Novanta e, da parte dei birmani, l’interesse era stato principalmente per i sistemi d’arma.
Il recente incontro ha visto invece il rappresentante nord coreano offrire un piano di assistenza per il miglioramento della coltivazione del riso e per tecnologie finalizzate alla costruzione e manutenzione delle dighe. Non so come abbia reagito il ministro birmano, ma gli osservatori dell’area hanno detto oibò. Un paese come la Repubblica Popolare Democratica di Corea, che siamo soliti pensare che sappia cos’è la fame, si offre per migliorare ecc. ecc. Eravamo più confortati, si fa per dire, se proponeva nuove tecnologie balistiche o nucleari, ma il riso, l’acqua, l’energia!
C’è il cambiamento del clima, ma ci sono anche i cambiamenti politici. Si intrecciano l’un l’altro, ma non sempre è ben chiaro come. Nel caso in questione sembra che sistemi relativamente agli antipodi oggi dal punto di vista politico, si connettano per accordarsi su mosse di ingegneria sociale e per scambiarsi tecnologie innovative. Non sono in gioco la juche-autosufficienza nordcoreana né il buddismo politico birmano, ma problemi comuni di gestione sociale ed economica.
Il primo di questi è che fa caldo. Troppo. La stagione secca è diventata secchissima e tende a trasformarsi in siccità se non in carestia. A causa del surriscaldamento del pianeta El Niño o Oscillazione Meridionale si è fatto più «cattivo», più estremo e ancora meno prevedibile, procurando in America Latina piogge torrenziali e alluvioni, in Asia e Africa Orientale temperature infuocate. Si possono immaginare le conseguenze sulle coltivazioni, sempre più assetate di acqua. Grande tensione tra Vietnam e Cina per la gestione imperiale che questa fa delle dighe alle sorgenti del Mekong e degli altri grandi fiumi che scendono dall’Himalaya riducendo il delta ad uno stagno o pressappoco. In Cambogia 100.000 persone sono colpite dalla siccità e vanno ad ingrossare gli slums di Phnom Penh.
La Birmania aveva sospeso nel 2011 la costruzione della grande diga Myitsone sponsorizzata dalla Cina e ha resistito fino a questo momento alle pressioni della imponente vicina, mentre altre dighe sono in costruzione e la conduzione delle 200 esistenti non è uno scherzo.
È probabile che la Corea del Nord voglia far capolino in questi progetti, forse competere con i cinesi, forte della propria esperienza di hydropower, sempre al limite del dramma sociopolitico. Si racconta che nel 2011 furono le perdite della mega diga di Huichon a procurare l’infarto al caro leader Kim Jong-il, padre dell’attuale rispettato Maresciallo Kim Jong-un, fino alle odierne proteste della Corea del Sud per gli allagamenti dovuti allo scarico di acqua nel fiume Imjin per l’apertura della paratie della diga Hwanggang che sta nel Nord. Un water attack o una semplice regolazione delle acque che vengono dalle nubi o scorrono a terra infischiandosene del fatidico 38° parallelo che divide le due Coree?
Questo disinvolto esercizio della rete di dighe potrebbe essere utile alla Birmania che ha progetti simili di regolazione e di sviluppo agricolo ed energetico.
La scena è in movimento in entrambi i paesi. L’allentamento dell’obbligo di coltivare riso ha permesso a molti contadini birmani e a qualche piccolo gruppo nordcoreano di reagire a modo loro alle crisi e alle siccità, rivolgendosi a coltivazioni più redditizie e modificando le tecniche di coltura rendendole meno dipendenti dall’uso massiccio della chimica, anche se un anno fa è salita agli estremi e poi smontata una polemica contro l’Istituto Biologico di Pyonyang accusato di produrre antrace sotto la mascheratura di biofertilizzanti e pesticidi organici.
La risposta nordcoreana non è tardata: vengano i membri del Congresso americano a verificare di persona cosa produciamo. Antiche e nuove tecnologie di coltivazione si confrontano e si alleano.
Ma anche in questo settore il paese di riferimento è la Cina. È lì che Yuan Longping ha sviluppato un particolare tipo riso ibrido dalle grandi possibilità produttive. Ibrido, non geneticamente modificato. All’Expo di Milano faceva bella mostra di sé nel padiglione cinese. In Birmania si stanno cimentando con la sua coltivazione in attesa che il mercato dia soddisfazione agli sforzi degli agricoltori.
Sul versante delle energie rinnovabili Pyongyang ha dato l’avvio ad un consistente piano di ricerca e sviluppo tramite il neo costituito Istituto per l’energia naturale. Nei video che riprendono i palazzi urbani nordcoreani si vedono ormai pannelli solari ovunque, in parte autoprodotti e in parte acquistati dalla Cina. Il prossimo Myanmar Green Energy Summit di metà agosto prossimo a Yangon avrà molto da dire su questi temi e le possibili ricadute sulle colture e l’approvvigionamento di energia.
Questo parallelismo di condotte deve essere stato il fulcro delle conversazioni nella capitale birmana tra ambasciatore e ministro sorridenti. Non ci sono accordi formali al momento. La circolazione Sud/Sud dei saperi e delle tecnologie non missilistiche qualche volta procede a tentoni, ma sarebbe decisamente da sostenere e da incentivare in tutte le istanze internazionali.
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