«Possono fare quello che vogliono. Se mi vogliono processare al processo ci vado, ci vado a testa alta a nome del popolo italiano». Matteo Salvini ha più di un motivo per essere soddisfatto. Comunque andrà a finire lo scontro cominciato ieri nella Giunta per le immunità lui potrà arrivare al 26 gennaio, giorno in cui Emilia Romagna e Calabria sceglieranno i nuovi presidenti di regione, sull’onda del clamore sollevato dal caso Gregoretti permettendogli ancora una volta di presentarsi come «il difensore dei confini italiani».

Che il leader della Lega avrebbe potuto utilizzare per la campagna elettorale la richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di processarlo per il mancato sbarco di 131 migranti dalla nave della Guardia Costiera (luglio 2019) era chiaro fin dall’inizio, cioè da quando il presidente dell’organismo Maurizio Gasparri aveva annunciato la data del voto per il 20 gennaio. Giorno imposto dalla legge, che vuole un pronunciamento entro 30 giorni dal momento in cui gli atti arrivano ai membri della Giunta, ma che cade una settimana scarsa prima dell’apertura delle urne in due regioni nelle quali, oltre al governatore, si potrebbe decidere anche il futuro del governo giallorosso. Qualunque dovesse essere, il verdetto della Giunta permetterebbe al leghista di presentarsi come vittima o come vincitore di una partita giocata ancora una volta sul suo terreno preferito, quello dell’immigrazione.

Ieri però i partiti della maggioranza hanno chiesto di far slittare il voto a dopo le elezioni prendendo a pretesto la decisione adottata mercoledì nella riunione dei capigruppo di sospendere i lavori dell’aula e della commissioni dal 20 al 26 gennaio per permettere ai senatori di partecipare alla campagna elettorale. Una pausa che per la maggioranza riguarderebbe anche i lavori della Giunta. Il primo a chiedere il rinvio è il senatore M5S Mattia Crucioli, ma dopo di lui la stessa cosa fanno Pd, Italia Viva e Leu.

La richiesta dà il via a uno scontro su quanto previsto dalla legge e su come interpretare il regolamento del Senato. Richiesta che per Gasparri è da respingere. E’ vero che la capigruppo ha deciso la sospensione dei lavori per la campagna elettorale, ma la Giunta – spiega il suo presidente – essendo un organismo paragiurisdizionale è vincolata solo «alla scadenza dei 30 giorni per consegnare il parere all’assemblea». Almeno per il momento, quindi, il voto resta fissata per le 17 del 20 gennaio, anche se Gasparri ha annunciato di voler approfondire la questione con la presidente del Senato Casellati. Approfondimento al quale farà seguito una riunione dell’ufficio di presidenza della Giunta e, nel caso di mancata unanimità, la decisione finale spetterà ai membri della commissione con un esito che dovrebbe essere scontato vista la maggioranza dei senatori giallorossi.

Entrando nel merito della questione Gregoretti, ieri Gasparri ha presentato una relazione nella quale si chiede alla Giunta di non autorizzare il processo per l’ex ministro dell’Interno perché il governo avrebbe saputo della decisione di non far sbarcare i migranti, come dimostrerebbero alcune delle mail allegate da Salvini nella sua memoria difensiva e le dichiarazioni rese all’epoca dei fatti dai ministri Di Maio e Bonafede. Ci sarebbe quindi un «coinvolgimento politico-governativo» del premier Giuseppe Conte «comprovato – è scritto nella relazione – innanzitutto dall’assenza di qualsivoglia presa di posizione contraria sulla conduzione del caso Gregoretti da parte del ministro Salvini e delle scelte da lui operate».

La richiesta di uno slittamento del voto della Giunta a dopo le elezioni regionali ha provocato la reazione di Salvini, secondo il quale «la sinistra prova ad eliminare gli avversari in tribunale». Al leader della Lega ha risposto il segretario del Pd Nicola Zingaretti che ha accusato la Lega di «utilizzare la giustizia per fare campagna elettorale». «Sono garantisti quando gli pare a loro e giustizialisti quando devono attaccare gli avversari».