Negli Stati uniti alcuni governatori repubblicani stanno procedendo con i piani per riaprire le economie dei loro Stati, nonostante il parere contrario degli esperti di salute pubblica, che affermano da settimane che il Paese manca della capacità di test necessaria per tracciare e limitare la diffusione del coronavirus.

Gli esperti continuano a ripetere che in mancanza di un sistema di test a tappeto, senza un vaccino né terapie per contrastare il virus, smettere con le misure di lockdown comporta troppi rischi. Stando ai sondaggi la maggioranza degli americani sembra essere più convinta dagli scienziati che dai governatori e dice di non volere la riapertura e di essere favorevole al lockdown e a tutti i travel ban.

Dal canto suo il presidente Trump, dopo aver passato settimane a parlare della scarsa utilità dei test, presentati come un capriccio dei governatori democratici, ha cambiato posizione e ha indetto un briefing con la stampa dal giardino delle rose della Casa bianca, proprio per presentare il nuovo programma per i tamponi.

Più che un programma, Trump sembra avere buone intenzioni e, accompagnato dagli amministratori delegati delle industrie legate al mondo della salute, The Donald è tornato sui suoi passi: dopo avere ripetutamente affermato a ogni occasione che i test negli Usa ci sono e sono «pienamente sufficienti per iniziare ad aprire il Paese», ha annunciato la decisione di raddoppiarli «e oltre».

Finora negli Usa è stato testato circa l’1,6% della popolazione, mentre il numero di contagi sta toccando il milione.

Non sono stati forniti dettagli nemmeno quando i giornalisti hanno chiesto al vice presidente Pence di spiegare dove sono andati a finire i milioni di tamponi promessi a inizio marzo e mai arrivati.

Anche in questo caso Trump sembra giocare in modo da uscirne comunque pulito: parla di tamponi e spinge i governatori a riaprire per mettere in moto l’economia ma non si esprime sullo specifico dei casi, anzi, dopo avere incoraggiato apertamente a riaprire tutto senza distinguo, ha pubblicamente criticato il governatore della Georgia per averlo fatto.

Il poliziotto cattivo, in questo caso, Trump preferisce farlo fare al procuratore generale William Barr. Barr ha avvertito che mentre gli ordini di lockdown sono «necessari», il Dipartimento di Giustizia potrebbe comunque intervenire per contrastarli nei casi in cui dovessero sembrare «spingersi troppo oltre».

Un gruppo di legislatori conservatori vicini a Barr ha poi annunciato la formazione della task force Save Our Country che ha lo scopo di spingere gli Stati a riaprire rapidamente.

La task force si adatta perfettamente ai piani della Casa bianca di focalizzare l’attenzione dei cittadini sull’impatto negativo che le misure del coronavirus hanno sull’economia. In Pennsylvania, un candidato Gop alla Camera dello Stato e un gruppo di imprese locali hanno chiesto alla Corte suprema degli Stati uniti di revocare gli ordini del governatore democratico Tom Wolf.

Anche al Congresso Dem e Gop sono divisi: i leader della Camera a controllo democratico hanno abbandonato l’idea di tornare a Washington la settimana prossima, mentre il Senato guidato dai repubblicani ha ribadito i piani per farlo. In quest’atmosfera continua la campagna elettorale e New York è il primo stato ad avere annullato, a causa della pandemia, le primarie democratiche, programmate per il 23 giugno.

La decisione non è piaciuta a Sanders e ai suoi sostenitori. Jeff Weaver, consulente senior della campagna Sanders ha fatto notare che «proprio la scorsa settimana il vicepresidente Biden aveva avvertito il popolo americano che il presidente Trump potrebbe usare l’attuale crisi come scusa per rimandare le elezioni di novembre. Bene, ora ha un precedente grazie allo stato di New York».