La buona politica ha finalmente vinto, dopo più di un anno, in commissione Giustizia della Camera. Grazie a quella che il presidente e relatore del provvedimento Mario Pierantoni (M5S) chiama «una sintesi ragionevole», ottenuta nel «confronto» dei gruppi parlamentari, una maggioranza in parte trasversale ha approvato un testo base sulla depenalizzazione della coltivazione domestica di marijuana (non oltre 4 piante “femmine”) e sulla riduzione di pena per i fatti di lieve entità connessi allo spaccio di sostanze. I cinque articoli che modificano il Testo unico sugli stupefacenti 309/90 ha potuto contare sui voti del M5S, del Pd, di +Europa e di Leu, naturalmente, ma anche sul voto del deputato di Forza Italia, Elio Vito, in dissenso dal suo gruppo che invece è rimasto contrario insieme a Lega, FdI e Coraggio Italia. Mentre Italia Viva, che insieme alla Lega nell’ultima seduta del 4 agosto aveva chiesto il rinvio dell’esame del testo, si è astenuta.

IL RISULTATO, IN PARTE inatteso, in realtà si deve soprattutto al fatto che il deputato Riccardo Magi, già firmatario di un testo ben più antiproibizionista depositato nel 2019, ha circoscritto la sua proposta allo stesso perimetro in cui si muoveva quella della Lega, sebbene di segno opposto (l’onorevole Molinari infatti aveva previsto nella sua pdl un aumento delle pene per i fatti di lieve entità al punto da renderle maggiori addirittura delle pene per le condotte più gravi). «In questo modo – spiega lo stesso presidente di +Europa – ho ottenuto l’abbinamento con la proposta della Lega, e così l’iter è finalmente andato avanti. Anche se ora il Carroccio ha chiesto ed ottenuto il disabbinamento».

Il testo approvato ieri concilia dunque le proposte di Magi, Molinari e della pentastellata Caterina Licantini. Rende totalmente legalizzata la coltivazione domestica di piante di marijuana (fino a quattro “femmine”, qualunque sia la loro dimensione), annulla nell’art. 75 della 309/90 le sanzioni amministrative per i consumatori di cannabis (non nel caso di guida sotto effetto stupefacente, però) e riduce le pene per i fatti i lieve entità con la distinzione delle sostanze (fino a un anno per la cannabis e fino a due anni per gli altri stupefacenti). Sono proprio questi «fatti di lieve entità» – il passaggio di sostanze, il piccolo spaccio, la detenzione – «che attualmente in 7 casi su 10 conducono al carcere, come ci hanno confermato in audizione in commissione tanti magistrati ed esperti», riferisce Magi.

VICEVERSA, PERÒ, come sottolinea Pierantoni, il provvedimento «aumenta da 6 a 10 anni le pene per i reati connessi al traffico e alla detenzione al fine di spaccio (non di lieve entità, ndr) della cannabis. Reati che saranno ora autonomi rispetto alle stesse fattispecie previste per gli oppiacei: si introduce, cioè, una separazione concettuale tra le diverse categorie di sostanze stupefacenti, diversità già evidenziata dalla Corte Costituzionale. Infine – continua il relatore pentastellato – una novità per la tutela dei minori e dei giovani: non si potrà mai considerare fatto di lieve entità lo spaccio a minori o che nella vicinanza delle scuole. Un inasprimento per contrastare la criminalità e rafforzare la protezione dei più giovani».

«LA COLTIVAZIONE in casa di canapa è fondamentale per i malati che ne devono fare uso terapeutico e che spesso non la trovano disponibile oltre che per combattere lo spaccio ed il conseguente sottobosco criminale», ha tenuto a precisare il presidente della Commissione Giustizia. Ma il testo base è – prendendo in prestito le parole di Marco Perduca, coordinatore per l’Associazione Luca Coscioni della campagna Legalizziamo.it – «una buona base di partenza» per emanciparsi, come hanno già fatto quasi tutti i Paesi occidentali, da quella politica proibizionista che sposta l’accento sulla criminalizzazione dei consumatori e fa così solo il gioco delle narcomafie. Del risultato se ne rallegra, tra gli altri, anche Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, che però si dice preoccupato di «alcune norme forcaiole inserite nel testo», e si augura che «vengano emendate prima dell’approdo in Aula».

IN REALTÀ la prosecuzione dell’iter è il cruccio principale di Magi: il presidente Pierantoni dovrà ora fissare un termine per la presentazione degli emendamenti che verranno discussi e votati in commissione, poi il testo potrà andare in Aula. «Il testo necessita di ulteriori modifiche per un sostanziale passo in avanti ma realisticamente – ragiona il presidente di +Europa – manca un anno di lavoro, in questa legislatura, ed è urgente che la maggioranza che oggi si è manifestata in Commissione si impegni a portare al più presto la proposta in Aula. Va evitato che nell’affollamento dei provvedimenti di iniziativa governativa questo testo base non proceda».

Per la destra il provvedimento è «carta straccia» e Matteo Salvini non si capacita del fatto che la legge sulla cannabis legale sia una priorità dell’Italia. La risposta di Magi via twitter è l’unica possibile: «Il leader della Lega preferisce che a coltivarla sia la ndrangheta?».