Campo extra large in Emilia. Obiettivo: riprendere Ferrara
Al Nazareno puntano molto sulle comunali in Emilia -Romagna, che si terranno l’8 e 9 giugno insieme alle europee. Il segretario regionale Luigi Tosiani non nasconde la soddisfazione per le squadre messe in campo nei 5 capoluoghi al voto: Modena, Reggio Emilia e Cesena (governate dal centrosinistra),Ferrara e Forlì, espugnate dalle destre nel 2019. In tutte queste città sono state costruite coalizioni molto larghe, dal M5S fino ad Azione e, in alcuni casi, anche Italia Viva.
SI È ALLARGATO IL CAMPO anche dove i numeri non lo rendevano necessario, come a Modena dove, dopo dieci anni di governo di Gian Carlo Muzzarelli, il testimone è passato a Massimo Mezzetti, in gioventù segretario regionale della Fcgi, mai entrato nel Pd, ultima tessera Sel di Vendola, già assessore regionale alla Cultura con le giunte di Errani e Bonaccini e ora indipendente di sinistra. È stato grazie a lui se il Pd è riuscito ad agganciare i 5 stelle, che stavano all’opposizione, puntando sulla sostenibilità ambientale, sulla chiusura dell’inceneritore e su una urbanistica meno impattante.
«Mi piacerebbe che Modena diventasse un laboratorio politico, la prova che una coalizione così larga può fare bene», spiega Mezzetti. «Fino ad oggi al centro c’è stato il mattone, ora bisogna passare al neurone, che vuol dire un’iniezione di cultura e partecipazione, ma anche puntare su un’economia a basso impatto ambientale». La vittoria al primo turno sembra alla portata. Anche se, nel modenese, la sinistra non ha più i numeri di una volta: il collegio di Modena (che comprende anche un pezzo di provincia) alle politiche del 2022 è stato vinto dalle destre, mentre il centrosinistra ha perso con Aboubakar Soumahoro.
La destra ha scelto un giovane di Fdi, Luca Negrini, che lavora nell’agenzia di pompe funebri di famiglia. Ha scelto di tenere i toni bassi, in una campagna senza picchi polemici. E ha messo le mani avanti: «Comunque dovessero andare le cose, so che il martedì dopo il voto potrò tornare al mio lavoro in agenzia».
LA SFIDA PIÙ DURA è quella di Ferrara. Il sindaco è il leghista Alan Fabbri, che si fa vanto di aver portato parecchi eventi in città, compreso il concerto di Springsteen (che si tenne l’anno scorso nei giorni dell’alluvione, tra le polemiche). L’avversario principale è Fabio Anselmo, avvocato dei casi Cucchi e Aldrovandi, ora compagno di Ilaria Cucchi. La Lega, per tutta risposta, candida nelle sue liste Pietro Scroccarello, che era capo della mobile nei giorni dell’omicidio Aldrovandi.
Per Anselmo un debutto in politica. Lui non disdegna le carte bollate per criticare il sindaco: lo accusa di aver sperperato soldi pubblici per organizzare eventi e concerti sponsorizzati dalle controllate del Comune, compresa quella che si occupa di servizi funebri. Lo accusa anche di aver affidato questi eventi quasi sempre a società vicine a un amico del suo portavoce. «Nulla di illecito», dice Anselmo, ma c’è un tema di opportunità politica nello spendere tanto denaro per eventi e non per le esigenze sociali».
Lo accusa anche di aver fatto un accordo con la multiutility Hera sul teleriscaldamento: «Una sorta di prelievo forzoso dalle tasche dei cittadini ferraresi che ha generato extraprofitti per la società. Era successo anche a Mantova, ma lì il sindaco ha recuperato 8 milioni da restituire ai cittadini. A Ferrara niente». Anselmo punta ad arrivare al ballottaggio, traguardo non impossibile, nonostante la presenza di un candidato centrista, Daniele Botti, e una espressa da socialisti, radicali e alcuni dirigenti locali di Avs, Anna Zonari (ma Fratoianni e Bonelli, con Mimmo Lucano, sono andati a Ferrara a sostenere Anselmo).
«Mi ha colpito che le associazioni di categoria mi abbiano chiesto di avere più immigrati, in regola e con condizioni di vita dignitose: non c’è paura dell’invasione, ci sono gli anticorpi alla narrazione leghista», spiega Anselmo al manifesto. «A chi mi chiede perché dovrebbe votarmi, rispondo che voglio mettere al centro le persone più fragili». A destra va in scena la competition tra Lega e Fdi: Alberto Balboni, meloniano, presidente della commissione del Senato che esamina premierato e autonomia, ha imposto suo figlio Alessandro, assessore uscente, come prossimo vicesindaco. Alessandro Talmelli, segretario Pd di Ferrara, la vede così: «Se andiamo al secondo turno conto in una ricomposizione con le altre opposizioni».
A FORLÌ LA POSSIBILE rimonta è in mano a Graziano Rinaldini, ex dirigente cooperativo, ora impegnato nella protezione civile. «Siamo tornati nei quartieri, davanti alle fabbriche, la gente mi dice: “Allora siete risorti”», racconta Rinaldini. Che accusa il sindaco uscente di centrodestra Gian Luca Zattini di essere stato «latitante nei giorni dell’alluvione «e i forlivesi non lo hanno dimenticato». «Ora vedo che i nostri elettori storici stanno tornando, ce la giochiamo».
A REGGIO EMILIA i progressisti puntano a mantenere la guida della città con il medico Marco Massari, che ha gestito l’emergenza Covid. Le destre hanno scelto l’avvocato Giovanni Tarquini, tra molte polemiche: ha difeso infatti il sindaco dem di Bibbiano nel famoso processo. E usa toni soft, tipo «vorrei togliere le incrostazioni della sinistra, ma senza buttare il bambino con l’acqua sporca». Il ribaltone appare improbabile. Così come a Cesena, dove il giovane sindaco Enzo Lattuca corre per il secondo mandato, sfidato da Marco Casali di Fdi, che non lo impensierisce troppo.
La vera novità emiliano-romagnola è che, mentre cinque anni fa erano i leghisti a trainare il centrodestra nella roccaforte rossa, ora quel ruolo se l’è preso il partito di Meloni. Un passaggio non indolore.
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