Dopo il sì del Senato l’11 gennaio, il decreto che prolunga l’invio di armi in Ucraina per tutto il 2023 ha iniziato ieri il percorso in aula alla Camera. Il voto finale è previsto per oggi. E subito dopo partirà il sesto pacchetto di aiuti militari che prevede anche un sistema di difesa anti-missili franco-italiano.

A Montecitorio previsto il replay di quanto accaduto a palazzo Madama, con Pd e terzo polo a favore delle armi insieme al centrodestra, mentre M5S e Verdi-sinistra voteranno contro. «Riteniamo che questa prospettiva di escalation non porti ad alcuna via d’uscita. Vediamo soltanto una prospettiva di continuo invio ma nessuna prospettiva di negoziato di pace», ha ribadito ieri Giuseppe Conte. «A Ramstein si è parlato di tutto ma non di negoziati e di pace. La nostra posizione la conoscete: sosteniamo l’Ucraina ma dopo gli invii l’Italia deve essere in prima fila per dare un contributo alla via diplomatica, quindi non siamo favorevoli ad un ulteriore invio».

Sulla stessa anche Nicola Fratoianni: «Sono passati ormai 11 mesi, eppure periodicamente ci ritroviamo in questo Parlamento non a discutere di qualche piano di pace o di qualche proposta di dialogo fra le parti in conflitto. Ma a decidere un ulteriore invio di materiale bellico e di armi, garantendo perciò solo un’ulteriore escalation. Il nostro Paese semplicemente continua in questo modo a fare scelte sbagliate e controproducenti a cui non intendiamo associarci».

Il ministro degli Esteri Tajani ha ribadito al Corriere che è in preparazione il sesto pacchetto di aiuti, dopo che l’Italia ha già inviato mezzi per circa un miliardo di euro. «In collaborazione con la Francia stiamo finalizzando l’invio del Samp-T (sistema di difesa antimissile, ndr), e comunque ci sono altre azioni a cui lavoriamo riservatamente». «Unità d’intenti e massima collaborazione con i partner internazionali sono essenziali, in questa fase più che mai», ha ribadito Tajani.

«Bisogna dare a Kiev la possibilità di difendersi dagli attacchi aerei», gli ha fatto eco il ministro della difesa Crosetto, che ha sottolineato come a favore sia «la quasi totalità del Parlamento». Nuova divisione in vista tra le opposizioni, con i dem che insistono sulla linea del sì alle armi, cu cui non ci sono divergenze tra i 4 candidati alla segreteria.

Bocciati in commissione alla Camera due emendamenti di M5S e sinistra che chiedevano che ciascun invio di armi sia autorizzato dal Parlamento. Ancora dubbi nella Lega sull’efficacia delle sanzioni alla Russia ma, come in passato, non dovrebbero avere effetti sul voto in aula.