Sono di meno, più poveri e maggiormente colpiti dalla pandemia. È il quadro sulla condizione dei cittadini stranieri che vivono in Italia disegnato dal Rapporto Caritas-Migrantes 2021.

Tra il 2020 e oggi la popolazione migrante è diminuita del 5,1%, passando da 5.306.548 a 5.035.643. Le cause individuate dallo studio riguardano soprattutto l’aumento di mortalità causato dal Covid-19 e la diminuzione degli spostamenti verso altri paesi. A livello percentuale decresce la componente di religione musulmana: con due punti in meno si attesta sul 27,1% del totale (circa 1 milione e 400mila persone). Parallelamente aumentano gli stranieri di fede cristiana: sono il 56,2% del totale, intorno ai 2,9 milioni di persone. Per quanto riguarda la provenienza: la maggior parte dei migranti sono originari di stati a medio reddito, mentre il 13% sono nati in paesi a basso reddito (percentuale in aumento negli ultimi anni con la crescita delle crisi umanitarie).

Il persistere della pandemia ha avuto un duro impatto sulla riduzione dei posti di lavoro: gli stranieri ne hanno persi tra 100mila e 150mila rispetto all’anno precedente. Così il tasso di disoccupazione è salito al 13,1%, mentre quello degli italiani si ferma all’8,7%. Anche tra le persone con i documenti di altri paesi è la disoccupazione femminile a correre più velocemente: le donne hanno sofferto una diminuzione occupazionale pari al doppio degli uomini. I settori del mercato del lavoro che registrano le tendenze peggiori sono il turistico-alberghiero e quello dei servizi alla persona. In controtendenza il dato sulle imprese straniere che segna un +2,3%.

Carenza di impiego significa anche aumento delle famiglie in situazione di povertà assoluta, che salgono al 26,7% (tra i connazionali sono il 6,7%). In numeri si stratta di 568mila nuclei. Negli anni precedenti alla pandemia il dato si attestava al 24,4%: in 12 mesi, quindi, si è registrato un aumento del 2,3%. Un altro indicatore di come le conseguenze sociali del Covid-19 hanno colpito maggiormente chi già viveva in condizioni di difficoltà.

Altrettanto è avvenuto dal punto di vista sanitario: a causa della maggiore esposizione dei migranti per via dei tipi di impiego svolti (si sono contagiati sul lavoro in 165.528, due su tre donne); per la campagna vaccinale che ha fatto registrare un ritardo medio di 2/4 settimane tra la popolazione straniera e quella italiana corrispondente. Al momento i gap delle coperture vaccinali per fasce di età oscillano tra il 10% e il 15%. Un grosso problema è stato rappresentato anche dalle somministrazioni ai migranti privi di tessera sanitaria, iniziate con mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia e penalizzate da un’eccessiva difformità tra i sistemi regionali. Tutti questi elementi hanno inciso sulle situazioni individuali diventate più gravi.

Notizie positive arrivano invece dalla scuola dove c’è un aumento progressivo delle presenze di alunni stranieri negli istituti secondari di secondo grado. Significa che tra queste ragazze e ragazzi cresce la spinta a proseguire gli studi. Purtroppo, a causa del ritardo legislativo su ius soli e ius culturae, 876.801 gli studenti si sono seduti tra i banchi di scuola nel 2019/2020 senza avere in tasca il passaporto italiano. In pratica uno su dieci rispetto al totale della popolazione scolastica.