Un mese intenso quello che si avvia alla conclusione, per la diplomazia saharawi. Il contesto internazionale sembra sorridere. Notizie positive giungono, innanzitutto dall’Europa. Lo scorso 10 dicembre, la Corte di giustizia di Lussemburgo ha dichiarato nulli gli accordi agricoli tra il Regno di Marocco e l’Unione, nella parte riguardante il Sahara occidentale. Di fatto, il tribunale europeo non riconosce al Marocco alcun diritto sul territorio conteso. Di più. Si afferma che il Polisario possa legittimamente rappresentare gli interessi di quell’area.
«È una vittoria sostanziale per tutto il popolo saharawi – commenta Omar Mih, rappresentante della Rasd in Italia – ora attendiamo con fiducia un’analoga sentenza anche sugli accordi di pesca del 2012 tra Ue e Marocco, che riguardano le acque territoriali del Sahara.

L’altro successo l’abbiamo ottenuto il 17 dicembre, questa volta al Parlamento europeo». Approvata una mozione che chiede all’Onu di dotare la Minurso di un meccanismo per vigilare sul rispetto dei diritti umani nei territori occupati. Nel documento, passato per soli 7 voti (258 contro 251), si domanda il rispetto della libertà di associazione, di espressione e di riunione, il rilascio di tutti i prigionieri politici e l’accesso ai territori di osservatori indipendenti. Un risultato che fa ben sperare, in vista della visita a gennaio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, nei campi rifugiati nei territori occupati dal Marocco.

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Novità anche sul versante dell’appoggio internazionale, specie da parte della Spagna. I nuovi scenari seguiti al voto del 20 dicembre potrebbero consegnare un inedito peso politico a Podemos, che da tempo, per bocca del suo leader Pablo Iglesias, esprime un sostegno netto all’autodeterminazione del popolo saharawi. «È una buona occasione – dice Mohamed Sidati, ministro della Rasd per l’Europa – la Spagna potrebbe finalmente onorare il suo debito coloniale nei confronti del popolo saharawi, prendendo una posizione attiva nella decolonizzazione del Sahara occidentale».

Intanto, la compagnia petrolifera francese Total ha annunciato di aver interrotto le ricerche di idrocarburi nelle acque territoriali del Sahara occidentale. «Un primo esito – afferma Erik Hagen del Western Sahara Resource Watch di Oslo – che sia d’esempio per le compagnie Glencore, Kosmos, Cairn e San Leon Energy».