L’Uefa ha aperto un’inchiesta sui ripetuti cori razzisti dei tifosi della Bulgaria lunedì sera dagli spalti dello stadio Vasil Levski di Sofia contro i calciatori neri dell’Inghilterra: Mings, Rashford e Sterling. Partita (vinta 6-0 dagli inglesi, valida per le qualificazione agli Europei della prossima estate) sospesa due volte per le ripetute interperanze dei «tifosi» vestiti di nero, tra ululati, saluti romani e magliette con la scritta No Respect, mutuata dal claim Uefa Respect.

IL DOSSIER da parte del massimo organismo calcistico europeo – aperto anche per gli insulti dei tifosi inglesi durante l’esecuzione dell’inno bulgaro – è stato accompagnato da un’ondata di critiche sulla vergognosa notte di follia a Sofia. Il caso è diventato così diplomatico, il commissario tecnico della Bulgaria, Krasimir Balakov, aveva provato a ridimensionare l’accaduto assegnando la palma dei cattivi ai tifosi inglesi che avrebbero fischiato l’inno bulgaro prima del via alla partita, negando inoltre che alcun coro sarebbe arrivato in campo alle orecchie degli atleti. Poi è toccato al numero uno della federcalcio, Borislav Mihaylov, che ha dichiarato inammissibile che il Paese bulgaro fosse associato a razzismo e xenofobia. Mihaylov è stato costretto alle dimissioni con un post su facebook dal primo ministro bulgaro, Boyko Borisov.

LA TIFOSERIA bulgara non è nuova a episodi di razzismo, lo stesso stadio della capitale era stato parzialmente chiuso dall’Uefa per analoghi atti nelle gare con Kosovo e Repubblica Ceca, lo scorso giugno, mentre cinque anni fa la frangia più dura della tifoseria del Levski Sofia ridicolizzava la campagna contro il razzismo dell’Uefa (Say No to Racism) con il banner Say Yes To Racism. Le dimissioni indotte del capo della federcalcio bulgara per espresso volere del premier, che hanno ricevuto il plauso via twitter dell’attaccante inglese Raheem Sterling, uno dei più bersagliati dagli insulti razzisti, non sono riuscite a spegnere il fuoco delle polemiche, soprattutto nel Regno Unito. Durissimo l’intervento del premier Boris Johnson, che ha duramente stigmatizzato i cori piovuti sui calciatori inglesi nello stadio di Sofia: «Il razzismo che abbiamo visto e sentito è vile, ignobile e non deve trovare posto nel calcio o dove che sia». Le parole di Johnson hanno fatto seguito all’altrettanto duro comunicato del presidente della Football Association, Greg Clarke, mentre i siti e i quotidiani inglesi invocavano la squalifica della Bulgaria dal girone per le qualificazioni per Euro 2020.

SULLO SFONDO resta l’incredibile presa di posizione di alcuni calciatori della nazionale bulgara, come il portiere Iliev, secondo cui i tifosi si sarebbero comportati «diligentemente». Mentre il capitano, Ivelin Popov, che nell’intervallo aveva tentato di placare la furia razzista del tifo, si è detto avvilito dal razzismo nel calcio, un male a livello mondiale. Altri calciatori bulgari, rimasti nell’anonimato, lo hanno definito «un attacco premeditato».