Contenuti digitali su web e social contro i contestatori della dirigenza del Barcellona. Tra gli obiettivi, anche la leggenda del Barça Leo Messi e un altro barcelonista doc come Gerard Piqué. È stato arrestato, assieme ad altri tre dirigenti del club, ieri l’ex presidente del club catalano (e acerrimo nemico dello stesso Messi) Josep Maria Bartomeu, che si era dimesso dalla presidenza della società lo scorso 27 ottobre. Bartomeu è la figura barometro del Barçagate, l’inchiesta che ha portato al suo arresto a pochi giorni dall’assemblea – il Barcellona è un club ad azionariato popolare – che dovrà portare all’elezione del nuovo presidente della gloriosa società spagnola. Secondo le indagini, il management dell’allora presidente del Barcellona Bartomeu aveva assunto una società esterna, la I3 Ventures, per creare contenuti diffamatori sul web e sui social contro i contestatori della linea dirigenziale catalana. La protezione della reputazione di Bartomeu era l’obiettivo dell’azienda esterna, che non aveva riguardi neppure per altre figure con un posto in prima fila nella storia recente del Barcellona, da Pep Guardiola, vincitore di decine di trofei sulla panchina del Barcellona, a Xavi, l’anima del Barça che ha incantato il mondo, assieme a Iniesta e Messi.

ED È PROPRIO LA PULCE, il numero 10 del Barcellona, oltre 700 reti con la maglia blaugrana, l’obiettivo principale della I3 Ventures. Colpito per la volontà di non rinnovare il contratto con il Barcellona (scade a giugno) dopo oltre 15 anni di reti e trionfi. A febbraio Messi aveva minacciato di denunciare Bartomeu, ritenuto il colpevole della soffiata del documento ufficiale sui suoi compensi (parecchio discussi) al quotidiano El Mundo, un contratto di quattro anni da 555 milioni di euro lordi per l’argentino con una lunga serie di bonus, benzina sul fuoco della posizione finanziaria del Barcellona, a un passo dalla bancarotta. Oltre a Messi, l’altro totem da diffamare è stato il difensore Piquè, sia per le critiche mai nascoste rivolte all’operato della dirigenza del Barça specie sul mercato e anche per la sua attività da organizzatore del nuovo format della Coppa Davis di tennis. E tra i destinatari dell’attività diffamatoria c’è stato anche Luis Suarez, punta uruguaiana, grande amico di Messi, ora all’Atletico Madrid.

SECONDO GLI INQUIRENTI, Bartomeu e soci avrebbero pagato per i servizi diffamatori verso gli haters della sua presidenza sei volte di più rispetto alle tariffe usuali per questo tipo di lavoro di creazione di contenuti.
Le indagini si sono concentrate sugli uffici dei dipartimenti finanziari, legali e di conformità alla ricerca di documentazione che dimostri i reati di ingiusta amministrazione e corruzione tra individui. I Mossos d’Esquadra sono arrivati ieri mattina negli uffici del Barcellona, al Camp Nou (lo stadio del club catalano) nelle prime ore del mattino, ricevendo piena collaborazione, garantita anche attraverso un comunicato diffuso sugli account ufficiali social, dal club catalano. Contestati il reato di amministrazione ingiusta e corruzione tra individui in relazione alla questione dei social network. Hanno anche ispezionato la residenza dell’ex presidente e le sedi di alcune delle società legate all’inchiesta. L’arresto dell’ex presidente del Barcellona non è stata accolta con favore dagli altri competitor per la guida del club: Joan Laporta (il favorito di Messi) ha spiegato che non è una buona notizia per il club e così Toni Freixa, l’outsider della presidenza.

MA BARTOMEU NON È l’unico presidente del Barcellona in controversi rapporti con la legge: Josè Luiz Nunez, a capo del Barça dal 1978 al 2000, fu condannato a sei anni di carcere (pena poi ridotta) per corruzione fiscale, Joan Gaspart, presidente dal 2000 al 2003, era tra gli imputati del caso Spanair, compagna aerea fallita nel 2012 e lo stesso Laporta, presidente dal 2003 al 2010 fu accusato di aver truccato i conti del club: aveva presentato un bilancio con utili da 11 milioni, invece c’era un passivo da quasi 50 milioni di euro.