Turchia, nessuna espulsione ma l’Ue protesta

Continua, a colpi di fioretto, lo scontro tra la Turchia e dieci paesi (Usa, Germania, Francia, Canada, Danimarca, Finlandia, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia) dopo l’annuncio del presidente Erdogan di espulsione degli ambasciatori a seguito di un appello per il rilascio del filantropo Osman Kavala. Ancora nessuna comunicazione ufficiale è pervenuta nei 10 uffici diplomatici e ieri Erdogan si diceva soddisfatto del tweet dell’ambasciata Usa (rilanciato poi dalle altre) in cui Washington si diceva rispettosa della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Per Erdogan è «un passo indietro».

Di diverso avviso il relatore permanente dell’Europarlamento e il presidente della delegazione parlamentare Ue-Turchia che ieri definivano «incomprensibili» le misure paventate: «Non sono questi ambasciatori o i loro governi che hanno deciso che è responsabilità della Turchia rilasciare Osman Kavala. È la Corte europea dei diritti dell’uomo a ordinarne l’immediato rilascio nel dicembre 2019». Intanto i primi effetti li subiva proprio la Turchia: ieri la lira ha toccato il minimo storico, 9,80 lire per un dollaro.

***

Infuria la battaglia per Marib, ignorato l’appello dell’Onu

Prosegue da mesi la dura battaglia per Marib, città nel nord dello Yemen, 120 km in linea d’aria a est della capitale Sana’a. Qui si concentrano i bombardamenti della coalizione a guida saudita, impegnata dal marzo 2015 in una feroce operazione militare contro i ribelli sciiti Houthi. Nel fine settimana, ha riportato domenica la stampa saudita, sono stati uccisi 264 combattenti Houthi e distrutti 36 veicoli militari.

Gli Houthi avevano lanciato l’offensiva su Marib lo scorso febbraio. Provincia strategica per il debole governo ufficiale yemenita: è l’ultimo bastione energetico che controlla, zona ricca di petrolio. I ribelli rispondono: abbiamo ucciso, dicono, 550 combattenti filo-governativi e ne abbiamo feriti 1.200, senza però dare indicazioni temporali. Le duplici rivendicazioni giungono a pochi giorni dalla dichiarazione adottata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha chiesto «una de-escalation» del conflitto per far fronte alla carestia.

La prova plastica del fallimento delle numerose tregue negoziate negli ultimi anni e tutte violate la pagano i civili: una settimana fa l’Unicef calcolava in 10mila i bambini yemeniti uccisi o feriti negli scontri. Un numero parziale, che non tiene conto delle vittime per fame e malattia. Le stime parlano di oltre 230mila yemeniti morti per scontri, fame e malattia e 4 milioni di sfollati.

***

Guatemala, ordinato lo stato d’assedio contro la protesta indigena

È stata posta sotto stato d’assedio la città guatemalteca di El Estor, nel dipartimento di Izabal: lo ha annunciato il presidente Giammattei a seguito degli scontri che negli ultimi giorni hanno coinvolto polizia e manifestanti, per lo più indigeni, che protestano contro la miniera di nichel di proprietà della compagnia svizzera Solway. Da inizio ottobre le proteste hanno bloccato le strade, impedendo l’attività della miniera. Lo scorso sabato gli scontri si sono intensificati: la polizia ha lanciato sui manifestanti gas lacrimogeni, ferendo anche i giornalisti presenti.

Lo stato d’assedio durerà un mese: limita la libertà di riunione e manifestazione, prevede il coprifuoco dalle 18 di sera alle 6 del mattino e riconosce agli agenti poteri speciali di detenzione e interrogatorio. A monte della lunga protesta sta la la mancata applicazione della sentenza di un tribunale che, a seguito del ricorso della comunità, ordina la sospensione dell’attività mineraria a causa dell’impatto ambientale sull’acqua e l’aria e dei continui incidenti registrati da quando la Solway ne ha assunto il controllo nel 2014.

Guerra nucleare, la Nato si addestra nei cieli italiani

Dal 18 ottobre i cieli dell’Italia settentrionale e centrale sono teatro di una grande esercitazione Nato, Steadfast Noon 2021: vi partecipano numerosi cacciabombardieri e aerei radar e tanker. I war games simulano le operazioni di mobilitazione aerea e rifornimento armi in vista di una guerra nucleare. Le due principali basi operative sono Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia) dove sono ospitate le testate nucleari tattiche B-61 aggiornate e potenziate per poter essere utilizzate dai nuovi cacciabombardieri F-35 «Lighting II» acquistati da diversi paesi Nato ed extra-Nato, Italia in testa.

«Lunedì 18 ottobre la Nato ha dato il via alla sua esercitazione annuale di deterrenza con decine di aerei di tutta l’Alleanza per prepararsi alla difesa degli alleati europei – riporta la nota emessa dall’ufficio stampa Nato – È un’attività addestrativa di routine e non è legata a nessun evento mondiale odierno». Nessun’altra informazione è stata fornita sull’esercitazione di simulazione di una guerra nucleare: top secret la tipologia dei velivoli impiegati, l’identità dei paesi coinvolti e le aree del sud Europa teatro delle manovre. Il ruolo chiave dell’Italia centro-settentrionale per Steadfast Noon 2001 è però stato documentato dagli analisti di ItaMilRadar, sito web che traccia quotidianamente i voli militari sui cieli italiani. (antonio mazzeo)