Soldato ucciso, raid dell’esercito in Cisgiordania

L’accoltellamento e l’uccisione, ieri, di un soldato israeliano di 19 anni, Dvir Sorek, nella Cisgiordania occupata ha avuto riflessi immediati sulla vita dei palestinesi tra Hebron e Betlemme e non solo. Esercito, servizi segreti e polizia israeliani sono stati dispiegati nell’area, alcuni villaggi sono stati chiusi e perquisizioni (in particolare a Beit Fajjar) sono in corso per individuare il responsabile. E il primo ministro israeliano Netanyahu ha individuato nell’ampliamento della sovranità di Tel Aviv sulla Cisgiordania la soluzione: «La nostra missione è stabilire il popolo di Israele sulla nostra terra e assicurare la nostra sovranità sulla patria».

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Il no di Damasco alla «zona sicura» di Usa e Turchia

Il giorno dopo l’annuncio dell’intesa tra Turchia e Stati uniti sulla gestione del nord della Siria, è giunto il rigetto del governo di Damasco che definisce la «safe zone» immaginata da Ankara nella curda Rojava come «uno spudorato attacco» alla sovranità siriana. Mercoledì i due alleati Nato, dopo mesi di negoziati e non poche serie schermaglie, hanno annunciato la creazione di un centro di gestione congiunto nel nord della Siria: «Un corridoio di pace», lo chiama Ankara, ma che altro non è che il modo per impedire al confederalismo democratico curdo di sopravvivere.

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Siccità, Zimbabwe a un passo dalla carestia

La devastante siccità che ha colpito lo Zimbabwe, riducendo della metà la produzione agricola, sta trascinando il paese sudafricano verso una gravissima carestia. L’allarme è del World Food Programme dell’Onu, che chiede aiuti urgenti da 331,5 milioni di dollari, mentre il governo parla di disastro nazionale: con i prezzi di beni primari raddoppiati da giugno e scarsità di cibo, 2,3 milioni di persone nelle zone rurali hanno necessità immediata di aiuti, un numero che nel 2020 salirà a 5,5 milioni. Si aggiungono 2,2 milioni di residenti nelle città nelle stesse condizioni.

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Terzo governatore per Porto Rico, ma cambia poco

Terzo governatore in sei giorni per Porto Rico, e stavolta è una donna: dopo le dimissioni di Rosselló sulla spinta di proteste popolari senza precedenti e dopo il passo indietro della Corte suprema sulla nomina del suo successore, Pedro Pierluisi, è stata nominata governatrice la segretaria alla Giustizia, Wanda Vázquez. Non significa che le proteste cesseranno: anche Vázquez è considerata troppo vicina a Rosselló e dunque non l’occasione di voltare davvero pagina.