Brest ha un alto valore simbolico. Qui, il 3 marzo del 1918, nell’allora Brest-Litovsk, fu firmato il trattato di pace tra la Russia bolscevica e gli Imperi centrali (l’Impero tedesco, l’Austria-Ungheria, la Bulgaria e l’Impero ottomano) che di fatto sancì la resa della Russia, che uscì dalla Prima guerra mondiale.

Fu la resa della Russia e la fine dell’impero russo, con l’indipendenza di Ucraina, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia e Polonia. Per la Russia le condizioni furono durissime: sette miliardi di marchi tedeschi di indennità di guerra e perdita di Polonia Orientale, Lituania, la Curlandia, la Livonia, l’Estonia, la Finlandia, l’Ucraina e la Transcaucasia. Un trauma per la Grande Russia, ma una necessità per la giovane rivoluzione socialista e per i bolscevichi che si erano battuti contro la guerra.

A Brest «la delegazione della neonata Repubblica Sovietica e quella degli Imperi centrali – scrive Antonio Moscato, nel saggio storico Trotzky e la pace necessaria – discutono le condizioni per firmare la pace. L’incertezza dello scenario internazionale sembra autorizzare equamente timori e speranze.

Se da parte tedesca in particolare si continuano a nutrire illusioni di agevoli conquiste territoriali, da parte sovietica si guarda con estremo interesse alle prospettive rivoluzionarie apertesi in Germania e in Austria», prospettiva che Lenin giudicava decisiva per la riuscita della stessa rivoluzione russa, anche perché «l’ipotesi di una rivoluzione socialista nel cuore d’Europa sembra a portata di mano e questo spiega l’orientamento di Trotsky, che alla guida delle delegazione sovietica, è convinto che ci siano le condizioni per respingere i diktat germanici».

Le cose, racconta Moscato, «andarono diversamente» anche perché un rigoroso lavoro di archivio ricostruirà un retroscena cruciale: «le socialdemocrazie, in particolare quella austriaca, nonostante a parole contro la guerra lavoravano per impedire ogni sbocco politico ai poderosi scioperi spontanei che squassavano l’Austria».

Dopo l’attacco a Lenin per il riconoscimento dell’indipendenza della sovietica Ucraina, che non ci sia da parte di Putin anche un riavvolgimento della Storia in chiave grande-russa nella scelta di Brest per questi drammatici ultimi «negoziati»?