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Brasile, Lula: un processo «penale eccezionale», falsato da irregolarità fin dall’inizio

Brasile, Lula: un processo «penale eccezionale», falsato da irregolarità fin dall’inizioL’arresto di Lula lo scorso 7 aprile – Afp

Brasile Il parere dei giuristi brasiliani sull'incarcerazione dell'ex presidente e sulle sue reali possibilità di venirne fuori per vie giudiziarie

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 4 maggio 2018

La Revista Forum ha intervistato giuristi noti ponendo loro la seguente domanda: Ora, di fronte allo scenario attuale, quali sono le possibilità che Lula esca dal carcere per vie giudiziarie? L’opinione unanime è che il processo che si è tenuto nei suoi confronti sia pieno di irregolarità.

MARCO AURÉLIO DE CARVALHO, specialista in Diritto Pubblico, socio fondatore dell’Associazione brasiliana dei giuristi per la democrazia è uno di quelli che credono che Lula possa lasciare la prigione: «Credo che sia possibile e probabile che Lula esca di prigione per vie giudiziarie. Se la Costituzione federale venisse applicata come dovrebbe essere, non dovrebbe neanche trovarsi in prigione. Per situazioni fraintese, come la presente, ci sono i cosiddetti ricorsi, che il sistema legale stesso prevede. Ciò crea alcuni problemi, che tuttavia presentano anche delle soluzioni. Sono state esperite alcune ADC (azioni declaratorie di costituzionalità), che sono state catalogate con i numeri 43 e 44, ma che hanno finito per essere contaminate».

La valutazione di Cláudio José Langroiva Pereira, avvocato penalista e dottore in Diritto procedurale penale presso la Puc-Sp, è simile. «C’è la possibilità che l’ex presidente Lula possa essere scarcerato per vie giudiziarie, se i ricorsi straordinari che devono essere presentati dai suoi avvocati vengano accolti e istruiti. Ovviamente stiamo parlando di una scarcerazione a valle di un giudizio al termine del quale si avrebbe una sentenza definitiva, che determinerebbe effettivamente la condizione di libertà. Questa sentenza definitiva potrebbe essere di due tipi: o l’assoluzione dalle accuse a lui imputate o, eventualmente, il riconoscimento di una qualche nullità, che potrebbe portare all’annullamento dell’intero processo. In entrambi i casi potrebbe essere rilasciato».
Tuttavia, lascia un avvertimento: «Fuori da questi casi, è impossibile prevedere una possibilità di rilascio che non sia per una sentenza emessa al termine di un’ADC. Inoltre, l’attuale orientamento del Supremo tribunale federale, anche se io lo considero incostituzionale e illegale, resta comunque valido».

ANCORA IN RELAZIONE alle ADC, Fábio Tofic Simantob, avvocato penalista e presidente dell’Istituto di difesa del diritto di difesa, ribadisce che il Tribunale Supremo ha in corso da due anni queste due azioni esperite ai sensi dell’articolo 283 del codice di procedura penale. «Questo codice afferma che nessuno può essere arrestato se non in flagranza di reato, per un ordine motivato dell’autorità giudiziaria in caso di custodia preventiva e temporanea, o dopo una sentenza di condanna passata in giudicato. Pertanto, per dire il contrario, il Tribunale Supremo dovrebbe dichiarare che questo articolo è incostituzionale. Se semplicemente decidesse di non applicare un articolo del codice di procedura penale, che è pienamente costituzionale, sta invadendo la sfera di competenza del potere legislativo. Sta sminuendo un importante atto legislativo, che è un articolo della legge federale».

FERNANDO HIDEO, avvocato penalista e professore di diritto processuale penale presso la Scuola Paulista di diritto, concorda in merito alle irregolarità del processo, ma fa una valutazione diversa riguardo alla possibile scarcerazione dell’ex presidente. «Lula è un prigioniero politico. Diciamo questo fondamentalmente per due motivi: in primo luogo, il processo è stato irto di illegalità fin dall’inizio. In secondo luogo, perché questa ingiustizia non è una cosa generalizzata. È specifica del suo caso, una misura specifica per combattere un “nemico”, tutto ciò che rappresenta, che simboleggia. Questo politicizza il processo penale, trasformando la naturalezza dell’applicazione della legge in una persecuzione politica. Ovviamente questo non è un movimento isolato. È collegato al sistema giudiziario, al potere economico e ai media».
Pertanto, in considerazione di questo argomento, Hideo ritiene che sia molto difficile affrontare questa situazione attraverso canali giudiziari, che ci sia una pressione sul Supremo tribunale federale: «È molto semplice. Egli non verrà rilasciato, nessuna misura individuale verrà concessa, così come non lo è stata finora».

E CONCLUDE: «Lula non uscirà di prigione fino a quando le elezioni non saranno definite. Non uscirà, perché chiunque abbia collaborato al colpo di stato non vuole. Sono quelli che non accettano la minima riduzione della disuguaglianza sociale, la minima redistribuzione del reddito, che hanno interesse a perseguire il “nemico” di sempre: il povero, che è il nemico, simboleggiato da alcuni rappresentanti politici ora, trasformando questo processo penale in una persecuzione. Ecco perché lo definisco un processo penale eccezionale»

(Per gentile concessione di Revista Forum – revistaforum.br)

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