Gentilissima redazione,
ho letto l’articolo sul Manifesto intitolato «In difesa di Stefano Mancuso», a firma di Teodoro Margarita, critico su una lettera inviata da tre importanti società scientifiche nazionali (la Società Botanica Italiana, la Società Italiana di Biogeografia e la Società Italiana di Biogeografia) al Sindaco di Prato e al Presidente della Regione Toscana per un progetto di «Bosco delle Neofite» da realizzare a Prato. Ho trovato quell’articolo irrispettoso della conoscenza scientifica che quelle società rappresentano, conoscenza che dovrebbe essere alla base dello sviluppo sostenibile di una moderna società, e mi sono sentito in dovere di scrivere un commento.

La redazione consiglia:
In difesa di Stefano Mancuso
Premetto che non ho attualmente un ruolo in nessuna delle tre società ma anche che ho avuto l’onore di presiedere fino al gennaio scorso la Società Botanica Italiana, la più antica associazione scientifca d’Europa dedicata allo studio delle piante. Sono Professore di Botanica Ambientale e Applicata all’Università di Bologna e ho altri ruoli nella comunità scientifica, come ad esempio essere membro del Consiglio Direttivo della International Association fo Vegetation Science, la più grande associazione scientifica mondiale dedicata allo studio della vegetazione. Faccio queste specifiche per precisare che mi sono sentito di commentare l’articolo come uomo di scienza che ha elementi per comprendere il punto del dibattito e non per altro.

Il punto sollevato dalle tre società scientifiche riguarda un tema molto delicato, quello della diffusione delle specie aliene, ossia quelle specie che hanno una origine biogeografica diversa, usualmente altri continenti, che vengono diffuse dall’uomo e che quasi sempre provocano danni agli ecosistemi. Basti ricordare il caso del granchio blu, citato nella lettera criticata dall’articolo, una specie aliena salita alle cronache per i danni che sta causando agli ecosistemi marini e alle produzioni ad essi associate. E le neofite null’altro sono che un gruppo particolare di specie aliene. Proprio perché le specie aliene sono potenzialmente dannose, esistono nozioni, pratiche e norme nazionali ed internazionali che cercano di limitarne la diffusione. Evidentemente per questo motivo, e non per attaccare una persona, le tre società hanno messo in luce il problema alle autorità del territorio, ponendo il loro ambito di competenza ad uso della società, come la Scienza è chiamata a fare. Inoltre, hanno anche evidenziato sconcerto nel vedere un parallelismo diretto tra le piante neofite e i migranti. Le neofite sono specie diverse, spesso lontanamente imparentate tra loro, che sono state spostate, volontariamente o involontariamente, dall’uomo, mentre i migranti sono tutti esseri umani che migrano per motivi sociali, economici o politici. Il parallelismo tra i due concetti è quantomeno pericoloso.

Mi permetto di criticare l’articolo del Manifesto per due motivi precisi. Il primo è la personalizzazione del confronto, come se si trattasse di schierarsi pro o contro Stefano Mancuso e non confrontarsi sulle idee. Sappiamo dalla politica quanto sia pericoloso questo tipo di approccio. Gli insegnamenti che ho avuto dai miei maestri di Scienza, mi dicono che ci si confronta sulle idee, anche in modo aspro, ma si rispettano sempre le persone. Se, al contrario, si personalizza lo scontro si rischia di entrare in un terreno di populismo che fa male a tutta la collettività.

Il secondo motivo è che l’articolo dice che le tre società scientifiche scrivono quella nota con «il vero intento di far sapere della loro esistenza». Ho trovato questa mancanza di rispetto verso una comunità scientifica che raccoglie migliaia di scienziate e scienziati che lavorano, magari fuori dai riflettori, per lo studio della natura in generale e della botanica in particolare quantomeno irrispettoso della scienza che queste società rappresentano. Pensiamo a quanto è stato importante in momenti da poco passati dare ascolto alla comunità scientifica di riferimento per superare la pandemia da Covid, ad una scienza che aveva sempre lavorato e che fino a poco prima pochi avevano sentito rammentare.

Nel nostro paese la stampa è spesso poco attenta alla Scienza è questo articolo, purtroppo, ha dimostrato che questo è stato vero anche per Il Manifesto, che ha mancato di approfondire il tema, confondendo il confronto su concetti e idee di ambito scientifico con l’attacco ad una persona. Spero che questa mia lettera possa contribuire a stimolare un dibattito maggiormente incentrato sugli argomenti piuttosto che confronti personali.