Tornano i bombardamenti dell’esercito ucraino sulla Repubblica Popolare di Donetsk, i più importanti degli ultimi quattro anni. Ieri mattina droni dell’aviazione ucraina hanno sganciato tre bombe nel pieno centro di Donetsk, non lontano dal quartier generale militare della «repubblica ribelle» e dall’hotel dove risiedono i rappresentanti della Missione di monitoraggio dell’Osce.

Il bombardamento, che ha provocato danni in vari edifici senza provocare miracolosamente vittime, segue una notte di terrore in tutta la Repubblica con attacchi ucraini nella zona dell’aeroporto e in alcune cittadine della provincia che avrebbe provocato vittime e feriti. L’Osce ha rilevato 30 interruzioni della tregua in sole 24 ore.

Il rinnovato attivismo dell’esercito del Tridente giunge in contemporanea con la decisione della Commissione europea, secondo quanto rivelato dall’agenzia Tass, di imporre nuove sanzioni contro la Russia, accusata di essere colpevole per l’incidente tra la sua marina e quella ucraina, lo scorso novembre nello stretto di Kerch.

Qualche ora dopo è stata proprio la «ministra» degli esteri della Ue, Federica Mogherini, a confermare le misure anti-russe. «Posso confermare che esiste un consenso politico su nuove sanzioni contro la Russia», ha affermato aggiungendo che non verranno tolte «fino a quando non vedremo mutamenti profondi nella situazione». Voto favorevole anche dell’Italia dopo le tante promesse di Salvini di una revisione della politica estera italiana nei confronti della Russia, promesse ripetute dall’altro vice-premier Luigi Di Maio solo la scorsa settimana.

La nuova gelata dei rapporti tra Bruxelles e Mosca viene vista a Mosca come un assist per la campagna elettorale di Petr Poroshenko, in ritardo nei sondaggi, che aveva speso il week-end a chiedere insistentemente un’azione unitaria dell’Europa contro Putin.

Una richiesta che aveva già visto positive risposte a Monaco dove al Forum per la sicurezza si sono riuniti molti leader dei paesi europei aderenti alla Nato con il vice presidente Usa Mike Pence a far da cerimoniere.
Secondo il Kommersant di Mosca, giornale sicuramente non ostile all’Occidente, dalla riunione è venuta fuori una immagine grottesca della Russia: «Secondo i rappresentanti di Ue, Stati uniti e Nato è un trittico: una piantagrane, una violatrice del diritto internazionale, una minaccia per l’unità europea e la democrazia».

L’attuale presidente di turno della Ue, Klaus Iohannis, ha evitato perifrasi: «Sosteniamo misure per rafforzare la coesione sul fianco orientale. La regione del Mar Nero, dove la situazione è particolarmente difficile deve essere rafforzata dalla presenza della Nato», ha sostenuto.

Ma il vero fatto nuovo è l’allineamento di Angela Merkel alla politica più antirussa auspicata dal suo successore alla guida della Cdu, Kramp-Karrenabauer. E così dopo aver dato il proprio pieno endorsement alla Nato («Trenta anni fa, il Muro di Berlino cadde e la Guerra Fredda terminò. Poi ci ponemmo domanda: la Nato è necessaria? Ora la necessità di un’alleanza è fuori questione»), Merkel ha fatto baluginare che la nuova pipeline Nord Stream 2 potrebbe lavorare a mezzo servizio fino a quando la Russia non verrà a più miti consigli.