Martedì l’appello di Tadamichi Yanamoto, rappresentante speciale dell’Onu a Kabul, affinché gli attori del conflitto riducano a zero le vittime: nei primi 6 mesi del 2019 sono state 3.812 (1.366 morti, 2.446 feriti). Ieri una nuova strage. Un bus è saltato su una mina nel distretto occidentale di Bala Bolok, sulla strada che collega le città di Farah a Herat. Almeno 34 le vittime. I talebani hanno aperto un’inchiesta interna: «I responsabili saranno puniti», hanno assicurato.

Nell’incontro intra-afghano del 7-8 luglio a Doha, in Qatar, avevano promesso di «diminuire fino a zero le vittime civili». Sul fronte del negoziato, in arrivo novità rilevanti. L’inviato di Trump, Zalmay Khalilzad, ha lasciato Kabul per Islamabad e poi Doha. Khalilzad ha dichiarato su Twitter che «a Doha se i talebani faranno la loro parte noi faremo la nostra e concluderemo l’accordo». Un commento che lascia presagire l’imminenza della firma dell’intesa in 4 punti concordata a gennaio coi barbuti. Ma poi Khalilzad si è corretto in un’intervista a una tv afghana in cui ha detto che «no, non abbiamo ancora trovato un accordo sul ritiro delle truppe», il primo dei 4 punti e il più controverso. Il nodo potrebbe essere sciolto nei prossimi giorni, non appena la delegazione talebana tornerà dall’Indonesia, dove è stata accolta dal vicepresidente Jusuf Kalla.