Il nuovo sindaco del Pd tricolore tende il braccio a Casapound. È scandalo da giorni, sull’onda delle dichiarazioni di Renzo Caramaschi («Nessuna preclusione: sono eletti in consiglio») e del suo vice della Svp Christoph Baur («Sui problemi concreti hanno dimostrato di non essere ideologici»).

Ieri Dolomiten urlava in prima pagina lo sdegno tirolese per il «flirt del sindaco con i fascisti». Gianfranco Maffei di Rifondazione e Salvatore Falcomatà di Sel avevano organizzato subito un sit in sotto il municipio: «Nessuno spazio ai fascisti di Casapound». E Orfeo Donatini, presidente dell’Anpi di Bolzano, trasecola: «Siamo sconcertati e allarmati per lo sdoganamento di Casapound. Nessuna intesa ma anche nessun ipotetico dialogo con partiti neofascisti e figli del populismo, perché si possono ricreare mostri. L’Anpi è sempre al fianco di Innerhofer, Egarter e Thaler, vittime sudtirolesi delle dittature».

Il riferimento è alla Blutsonntag, la domenica di sangue del 24 aprile 1921. I militanti di Casapound il 2 giugno scorso hanno sfilato lungo via Portici, rinverdendo proprio il corteo degli squadristi di Starace. In testa Maurizio Puglisi Ghizzi (2.646 preferenze da candidato sindaco), Andrea Bonazza (862 voti personali) e Sandro Trigolo (661) “scortati” fino alla prima seduta del nuovo consiglio comunale.

A Bolzano, i “fascisti del terzo millennio” hanno ottenuto il 6,7% triplicando i seggi in municipio e dilagando nei quartieri italiani. Sfoggiando la camicia nera, il leader ha regalato subito una preziosa astensione alla giunta Caramaschi. E il sindaco subito ricambia con l’apertura di dialogo, compresa una possibile presidenza di commissione. «Non faremo opposizione dura e pura», ammiccano da Casapound. In compenso, sono da tempo protagonisti di pestaggi e aggressioni nei confronti di giovani e antifascisti. E vantano non solo il “presidio” fra gli ultras dell’hockey su ghiaccio, ma anche la loro squadra amatoriale: nella maglia dei Bolzano Wild (campionato regionale) spicca l’inequivocabile simbolo della tartaruga.

Netta, invece, la “scomunica” dei vertici Svp che al ballottaggio si è apparentata con la coalizione di Caramaschi e soprattutto è decisiva con 8 consiglieri per dare ossigeno alla risicata maggioranza in aula. Dalla sede della Provincia autonoma, il presidente Arno Kompatscher, tuona: «Non sarà mai possibile per noi della Svp collaborare con chi si ispira a un’ideologia totalitaria». Un avviso senza appello anche al sindaco già troppo poco attento agli equilibri politici, come alla Carta repubblicana. Caramaschi, 70 anni, era stato candidato fin dalle Primarie per la sua esperienza da city manager e ha vinto al secondo turno con il 55,2% grazie anche al sostegno di una Civica di centrodestra.

Nemmeno il tempo di presiedere la seconda seduta di giunta (dedicata al “codice etico” dell’amministrazione) che già i Verdi si smarcano dalle “esternazioni” di Caramaschi. Così Maria Laura Lorenzini, assessore all’ambiente: «Certo, in consiglio si ascolta tutti. Tuttavia vorrei si mantenesse una discriminante ideale, più che ideologica, verso questa destra. Sui profughi, che è il tema che mi sta molto a cuore, siamo distanti anni luce. E vorrei evitare che a Casapound venisse assegnata la presidenza di qualche commissione».

Ma giusto nel giorno in cui il cancelliere austriaco Christian Kern sembra chiudere la “vertenza Brennero” con l’Italia, a Bolzano si profila un nuovo fronte “patriottico” con il diabolico dialogo inaugurato dal sindaco Pd.
È la rottamazione della Costituzione prima del referendum o la riedizione della trincea di Almirante in riva all’Adige?