Si è congratulato anche Biden: «È andata bene», ha detto a proposito della visita a Kiev del suo segretario di Stato Blinken e quello della difesa Austin; obiettivi del viaggio in Ucraina: ribadire il sostegno militare a Kiev, vedere con i propri occhi la situazione nella capitale, parlare a quattr’occhi con Zelensky, ribadire le ragioni dell’appoggio americano, ovvero un futuro con una Russia fortemente compromessa da questa avventura militare che, secondo gli esponenti del governo americano, è «un fallimento».

BLINKEN E AUSTIN a questo riguardo sono stati espliciti sotto tanti punti di vista: «Vogliamo vedere la Russia indebolita al punto che non possa più fare le cose che ha fatto invadendo l’Ucraina», ha detto Austin citato dal Washington Post. Gli Usa, ha spiegato Austin, vogliono innanzitutto vedere che l’Ucraina rimarrà «uno Stato sovrano, un Paese democratico, in grado di difendere il suo territorio».

Quindi, si attendono una Russia «indebolita» dalla guerra. «Hanno già perso gran parte della capacità militare e delle truppe. Detto in modo abbastanza chiaro, vogliamo che non siano più in grado di recuperare questa capacità in fretta» (ieri, peraltro, secondo l’intelligence britannica, il bilancio dei soldati russi morti dall’inizio dell’invasione sarebbe addirittura di 15mila uomini).

INFINE, LA CASA BIANCA si augura di «vedere la comunità internazionale più unita, in particolar modo la Nato», ha detto Austin ai media statunitensi, parlando da una località non precisata della Polonia, dalla quale Austin e il segretario di Stato, Antony Blinken, sono andati a Kiev per un incontro con Zelensky. Durante la riunione, ha spiegato un funzionario della Casa bianca, gli Usa hanno annunciato la ripresa delle attività diplomatiche, con la nomina di un ambasciatore per il momento invitato a Leopoli, e nuovi fondi per implementare la dotazione militare (oltre 600 milioni di dollari per munizioni). Gli Usa – infatti – garantiscono appoggio a Kiev fino al «successo finale».

PAROLE E SUPPORTO militare che la Russia ha di nuovo stigmatizzato come segnale di un potenziale allargamento del conflitto (come fa dall’inizio dell’invasione), in una giornata nella quale Mosca ha registrato alcune esplosioni di siti petrolifero sul proprio territorio che hanno fatto urlare il Cremlino a un’azione di «sabotaggio».

Secondo i media statali russi il primo incendio si sarebbe verificato in una struttura civile a Bryansk (contenente 10mila tonnellate di carburante), seguito da un secondo incendio in un deposito di carburante militare con una capacità di 5mila tonnellate.
Bryansk, a poco più di un centinaio di chilometri a nord est dal confine ucraino, funge da base logistica per la campagna militare di Mosca in Ucraina. Secondo il Guardian le immagini pubblicate sui social media russi hanno mostrato colonne di fumo «che si alzavano dalle strutture della città russa».

PER L’ANALISTA MILITARE Rob Lee – sentito dal quotidiano britannico – il filmato suggeriva che l’incendio fosse «probabilmente» causato da un sabotaggio ucraino. «Sembra che qualcosa stia volando nell’aria prima dell’esplosione. Penso che probabilmente sia stato un attacco ucraino, ma non possiamo esserne certi».

INCERTEZZE che pare non avere il leader del Cremlino Vladimir Putin. In alcune dichiarazioni di ieri – durante un discorso alla procura generale – Putin ha specificato che «gli Stati uniti e l’Unione europea stanno utilizzando i loro satelliti in Ucraina per cercare di distruggere la Russia dall’interno ma hanno fallito anche in questo perché la società russa ha mostrato tutta la sua maturità e il suo sostegno alle forze armate».