Dal 2001, e ancor più dopo l’intervento militare in Iraq del 2003, si è ripetuto che la guerra in Afghanistan era giusta, mentre quella irachena, lanciata sulla base di prove false, sbagliata. Giusto bombardare l’Afghanistan, perché lì c’era il terrorismo, c’era Bin Laden, andava abbattuto il regime che lo ospitava, anche se quel regime – l’Emirato islamico d’Afghanistan – non era responsabile né della pianificazione né dell’esecuzione degli attentati dell’11 settembre.

Una guerra giusta che ha provocato centinaia di migliaia di vittime civili, di cui non c’è cifra esatta, non c’è conteggio definitivo. E che ha visto contrapporsi due attori principali, i Talebani e gli americani, che ieri hanno trovato un accordo diplomatico, dopo che gli Usai per anni hanno affossato con coerenza ogni apertura al dialogo. La guerra afghana ha anche inaugurato la guerra al terrore, il più importante paradigma della politica estera Usa dai tempi della guerra fredda.

Ora che i Talebani da nemici sono diventati interlocutori al tavolo negoziale e infine alleati nella lotta al jihadismo transnazionale, è tempo di chiedersi: guerra giusta o inutile spargimento di sangue?