Hatem Natsheh è uno dei punti di riferimento dell’attivismo texano. Vive nella democratica Austin, è fra gli organizzatori nazionali del movimento Usa per la Palestina, presidente della sede texana di Our Revolution, organizzazione fondata da Sanders di cui è stato uno dei delegati, e fa parte del consiglio comunale dove si occupa di combattere la discriminazione degli arabo-americani.

«Sono negli Stati Uniti da quasi 40 anni – racconta – e mi occupo di giustizia sociale. In questo momento, la maggior parte del mio lavoro riguarda il fermare il genocidio a Gaza».

Sembra che gli Usa abbiano scoperto d’improvviso il problema palestinese.
Gli Usa hanno scoperto di essere parte del problema, perché stanno consentendo il genocidio con le armi e i miliardi di dollari che noi americani diamo al governo israeliano.

Come si traduce questo nel voto statunitense?
Sono fra quelli che alle primarie hanno spinto per la scheda bianca. In Texas non c’è come in Michigan la possibilità di votare uncommitted, qui o voti scheda bianca o scegli un candidato alternativo. Ho una piccola organizzazione chiamata Texas Arab American Democrats, e per le primarie ho chiesto alla mia comunità e a tutte le altre comunità che ci seguono, di non votare: è così che dimostriamo al presidente che siamo insoddisfatti e che non accettiamo il suo sostegno a Israele.

Pensa che questo accadrà anche a novembre?
Cosa faremo a novembre non lo so ancora. Siamo una comunità attiva a livello nazionale, decideremo a novembre, ma dobbiamo rispettare il movimento. Non credo voteremo per Biden. Sono un attivista democratico e non voterò per un repubblicano in nessuna circostanza: sono stato un membro attivo del partito, sono stato delegato nazionale di Bernie Sanders nel 2016 e nel 2020, rimango fedele alle mie radici nel Partito democratico, ma questo non significa che devo votare per Biden.

C’è niente che Biden può fare per farle cambiare idea?
A fronte di oltre 30 mila persone massacrate a Gaza non può fare più nulla. In oltre in Michigan più di 100 mila persone hanno votato uncommitted e lui e la sua campagna hanno fatto come se nulla fosse successo. Ci danno per scontati, e sbagliano, perché forse non possiamo controllare chi vince, ma potremmo essere in grado di controllare chi perde. Biden non può vincere senza il Michigan eppure ci ignora. Continuano a disumanizzarci come comunità. Biden avrebbe potuto fermare la guerra fin dal primo giorno, se avesse voluto, è il presidente degli Stati Uniti. Come posso sostenere qualcuno che sta consentendo un genocidio? Nel 2020 ho votato per Biden e ho chiesto alla mia comunità di votare per lui contro Trump. Ora guardo il presidente che ho votato ed è lui che sta aiutando questo genocidio, non Trump. Non venite a cercare di spaventarci dicendo che Trump è peggio. Sono consapevole che ci siano molti temi importanti, come l’occupazione della Corte Suprema, e questo è il motivo per cui li ho sempre votati, ma ora non posso farlo, perché sfortunatamente il presidente e i suoi referenti intorno a lui non si preoccupano della nostra gente. Questo ha un effetto sulle persone. Io la notte mi alzo ogni poche ore, si tratta delle nostre famiglie: mia moglie ha perso 12 cugini, alcuni erano medici, erano nel loro ospedale, vivevano proprio sopra l’ospedale e i carri armati li hanno circondati e li hanno bombardati. Uno ha perso tutta la sua famiglia.

Trump aveva spostato l’ambasciata, ma ricordo che nel 2012 Biden stesso si è etichettato come «sionista». Perché si aspettava qualcosa di diverso da lui?
Non credevo che avrebbe riportato indietro l’ambasciata, e che fosse un sionista lo sapevo. Non hanno nemmeno voluto che si usasse ufficialmente il termine «occupazione» nella piattaforma e comunque, da democratico, ho votato per Biden. Quando Blinken ha incontrato i delegati membri della comunità palestinese e araba era il momento in cui Trump aveva sospeso gli aiuti all’Agenzia Onu per i rifugiati, e Blinken ci aveva promesso di ripristinarli: questo lo hanno fatto. Ci hanno promesso che avrebbero aperto l’ufficio per la Palestina a Washington: hanno ripristinato i finanziamenti, ma non l’ufficio. E questa è politica solita. Ora però le cose sono andate molto più in là di questo, si è superato un limite.

Anche Sanders è stato criticato all’inizio del conflitto
Sono uno di quelli che lo ha criticato. Speravo che si schierasse apertamente con i palestinesi fin dall’inizio, contro l’occupazione e a favore dell’umanità. Avevo molta fiducia. E sono rimasto molto deluso quando ha iniziato a parlare di un cessate il fuoco «temporaneo». Ha cambiato direzione, ma qualcuno come il senatore Sanders avrebbe dovuto fare meglio. È una persona colta e come ebreo americano sa che i governi israeliani non vogliono la pace. Sono felice di vedere che inizia a parlare di tagliare gli aiuti americani a Israele, sono felice che stia tornando in sé, ma ancora non vuole parlare di genocidio.