Dopo 4 giorni rinchiuso nel Cpr di Ponte Galeria, Seif Bensouibat è tornato libero. Il giudice di pace non ha convalidato il trattenimento dell’ex educatore del prestigioso liceo privato di Roma Chateaubriand, finito al centro di una assurda vicenda giudiziaria per dei post pro Hamas in una chat privata. «Sono stati tre giorni in condizioni terribili – ha detto Bensouibat all’uscita da Ponte Galeria- io per fortuna sono stato qui poco, c’è gente chiusa da mesi».

RIMANGONO molti dubbi sui motivi di una misura tanto estrema come la detenzione in un cpr, «assolutamente improponibile fino a quando il Tribunale non si esprime sulla revoca dello status di rifugiato», come spiegano i legali Arturo Salerni e Flavio Rossi Albertini che hanno presentato ricorso. «È incomprensibile questa accelerazione così improvvisa dalla Questura, sono funzionari esperti che conoscono la normativa – dice Salerni – è stato un passaggio sopra le righe in rapporto ai fatti contestati». Gli avvocati specificano che si trattava di «espressioni non pubbliche, senza neanche il carattere propagandistico, senza elementi associativi né predisposizione a compiere atti di violenza, una reazione al momento magari non misurata ma più di questo non è». Di certo ogni passaggio di questa storia è stato fuori misura: dopo il commento considerato filo Hamas su una chat privata, a gennaio l’abitazione dell’educatore è stata perquisita dalla Digos, subito dopo è stato licenziato dalla scuola dove lavorava da 10 anni e infine, giovedì scorso, è stato prelevato da casa e portato in un centro di detenzione per migranti. Bensouibat ora rimane indagato per «propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa» e rischia ancora di essere espulso per quello che si configurerebbe, eventualmente e sarebbe già eccessivo, come reato di opinione.

«È TUTTO sproporzionato rispetto a un momento di sconforto su quello che stava e sta succedendo a Gaza, ma su questo argomento ci sono nervi scoperti», dice ancora Salerni. I legali confidano nel Tribunale di Roma: «La revoca della protezione internazionale dovrebbe essere un fatto straordinario, si espongono a pericoli persone che dovrebbero essere protette dal nostro ordinamento».

È intervenuta anche Amnesty International parlando di «decisione grave». Per quello che gli inquirenti considerano un pericoloso filo terrorista, si è mossa in questi giorni la comunità scolastica del costoso liceo francese di Roma che sabato scorso si è unita al presidio ai cancelli di Ponte Galeria.

GENITORI e studenti hanno attivato due raccolte firme on line. «È stato sempre apprezzato da bambini e da genitori, esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Seif in questo incubo che sta vivendo e chiediamo che possa beneficiare di tutti i suoi diritti previsti dalla legge (immigrazione, libertà di espressione e lavoro) – si legge nella prima – Il rischio di espellere un rifugiato politico nel Paese è un’azione sproporzionata che mette in serio pericolo la vita di un giovane». Anche gli alunni scrivono, «era sempre gentile, prendeva sul serio e a cuore il suo ruolo di educatore, non ha mai espresso opinioni politiche, non si è mai comportato in modo inappropriato e non ha mai fatto commenti discriminatori su nessuno». «Vi chiediamo di unirvi a noi, con urgenza, nella difesa della sua persona, della sua dignità». Intanto Bensouibat è uscito ieri da Ponte Galeria molto «provato, come chi precipitato da una condizione di libertà a condizione di costrizione terribile», dicono gli avvocati che chiedono che si «alzi il grido d’allarme su cpr, non bastano le dichiarazioni estemporanee quando c’è qualche caso. Seif è uscito ma in quella situazione, che non ha nessuno standard minimo di umanità, ci restano ancora troppe persone».