Belgio e piccole patrie, la capitale d’Europa voterà poco europeo
Europee Ultradestra fiamminga xenofobo-cospirazionista e destra appena più moderata i due principali partiti. A sinistra la sorpresa del Ptb
Europee Ultradestra fiamminga xenofobo-cospirazionista e destra appena più moderata i due principali partiti. A sinistra la sorpresa del Ptb
Dei tanti stereotipi sul Belgio – birre, cioccolato e “diavoli rossi” – un paio sono legati alla politica. Il primo riguarda il governo federale, tanto a lungo assente che nel 2020 una volta re Filippo ha dovuto strigliare i partiti politici per avere un risultato. Il secondo è che il paese è perennemente sull’orlo della separazione, dato che la comunità fiamminga a nord e quella vallona di lingua francese a sud, proprio d’accordo non vanno. Tanto che, quando nel 2006 la tv pubblica francofona interruppe i programmi per annunciare che il parlamento fiammingo aveva dichiarato la secessione, ai belgi la cosa non sembrò implausibile.
Era uno scherzo, ovviamente. Mentre non lo è il fatto che l’estrema destra fiamminga del Vlaams Belang (che significa: interesse fiammingo) è oggi in corsa per diventare il primo partito del Belgio, con oltre il 25% delle preferenze, facendo il pieno quantomeno nel popoloso nord del regno. Un’onda nera che, ancora una volta, ne minaccia l’unità, in quanto potenzialmente secessionista.
Come se non bastasse, la divisione tra nord e sud sarà evidenziata più che mai una polarizzazione tra tendenze politiche, dato che tra i francofoni la sinistra non cede, anzi avanza perfino. Non solo quella tradizionale del Partito socialista, che nella Vallonia un tempo operaia e mineraria di Charleroi e Liegi rimane comunque primo partito. Ma più ancora quella non tradizionale del Partie du Travail de Belgique (Ptb), che nei sondaggi è stimato intorno al 15%. Le parole d’ordine sono quelle di una sinistra radicale: giustizia fiscale e tasse ai grandi patrimoni, difesa dei salari e opposizione ai privilegi, supporto alla giustizia sociale e climatica.
IL PROSSIMO 9 GIUGNO il Belgio andrà alle urne anche per le sue elezioni federali. A dispetto di quanto si potrebbe pensare nello stato che ospita le istituzioni europee, è un voto più sentito di quello per l’Eurocamera. Oltre che per i 22 eurodeputati spettanti al Belgio, si scelgono i 150 membri della Camera dei rappresentanti, che è nazionale, ma anche i 313 che siederanno nei parlamenti delle tre distinti comunità linguistiche: fiamminghi, valloni e germanofoni (nella parte est) . Dalle urne dovrà poi uscire la difficile soluzione per comporre il nuovo governo nazionale, che dal 2020 è guidato dal liberale fiammingo Alexander de Croo in una coalizione molto eterogenea di ben sette partiti.
L’ESTREMA DESTRA nazionalista fiamminga del Vlaams Belang (Vb) si era già imposta alle precedenti elezioni, quelle del 2019, quando aveva toccato il 19%, conquistando 18 seggi alla Camera dei rappresentanti. Il partito di oggi, nato nel 2004, è l’erede diretto di quello fondato nel 1979 con il nome di Vlaams Block, sciolto due anni dopo per effetto della sentenza di un tribunale belga. L’accusa, quella di aver violato la legge contro razzismo e xenofobia. Negli anni il suo competitor principale è stata la Nuova alleanza fiamminga (Nva), anch’essa indipendentista e di destra, solo giudicata più moderata sulle politiche migratorie, guidata dal carismatico ex sindaco di Anversa Bart de Wever.
Dalla città portuale del nord famosa per la lavorazione dei diamanti, che ospita una vasta comunità multietnica, arriva pure il leader di Vb, Tom van Grieken. Priorità politiche: l’indipendenza dal Belgio, con la creazione di una Repubblica fiamminga e lo stop ai migranti, restringendo al massimo la concessione della nazionalità e il diritto d’asilo. Gli esponenti del partito di estrema destra sono poi sostenitori della teoria cospirazionista della sostituzione etnica, definita in olandese onvolking. Vittime i banchi, ma in questo caso specificamente i fiamminghi, per colpa soprattutto delle comunità provenienti dal mondo arabo e di religione islamica. Lo scorso anno, all’assemblea regionale dei deputati, il Vb ha invitato a parlare lo scrittore francese Ranaud Camus, strenuo sostenitore del complotto multietnico mondialista e della teoria del genocidio bianco.
IL VB SI PRESENTA come “patriottico” ed è certamente anti-establishment, ragion per cui molti elettori lo percepiscono come una novità. E stando ai sondaggi, l’elettorato interessato alla proposta politica della destra estrema è in parte non indifferente quello giovanile. Queste, oltre alle paure verso i migranti, le ragioni alla base della crescita dell’ultradestra belga. Che però nel sud francofono trova un argine anti-establishment, ma di sinistra, nel Ptb. Che il Belgio sia diviso, almeno politicamente, potrebbe non essere una cattiva notizia. Perché di notte non tutte le vacche sono nere, per fortuna.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento