Una Città 30 riduce gli incidenti, contrasta l’inquinamento e migliora la vivibilità e gli spostamenti. Non un semplice limite di velocità, ma una chiave di trasformazione urbana.

BOLOGNA HA AVUTO IL CORAGGIO di provarci e sarà la prima grande città italiana, già a giugno, a diventare Città 30, ovvero con limite a 30 km/h. E proprio a Bologna, da questa mattina a sabato 6 maggio, si tiene MobilitArs, il simposio formativo dedicato all’arte della gestione della mobilità urbana, organizzato nella Biblioteca Salaborsa (piazza Nettuno 3) dalla Fondazione Michele Scarponi in collaborazione con Bikenomist, con il patrocinio e il sostegno della Città metropolitana di Bologna e del Comune di Bologna e con il patrocinio della Rus – Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile.

L’ULTIMO GIORNO SARÀ l’occasione per lanciare la proposta di legge nazionale per le Città 30, promossa dalle associazioni della piattaforma Città 30 subito, il cui gruppo proponente è formato da Legambiente, Fiab, Salvaicicilisti, Kyoto Club, Amodo, Clean Cities, Asvis e Fondazione Michele Scarponi, che si confronteranno con amministratori locali e parlamentari sia di maggioranza che di minoranza.

IL PERCORSO PER RIDURRE la mortalità sulle strade e migliorarne la vivibilità non può, secondo le organizzazioni promotrici, prescindere dall’adozione di una legge-quadro, che possa indicare in modo chiaro la direzione comune da seguire, agevolando il cambiamento e supportando le amministrazioni. Il modello è la legge spagnola, introdotta nel 2021; le associazioni della piattaforma hanno stilato un vademecum, uno strumento di lavoro frutto di studi, ricerche e competenze.

IL TEMA È ATTUALISSIMO, vista l’incidenza di morti sulle nostre strade e la necessità di una mobilità sostenibile. Si tratta di un intervento infrastrutturale e culturale, di riqualificazione dell’ambiente urbano mediante la restituzione di spazio pubblico alle persone, alla loro sicurezza e socialità. Come Bologna, che ha messo in campo un investimento pubblico per i prossimi tre anni: «Siamo convinti – spiega Valentina Orioli, assessora alla Nuova mobilità e Infrastrutture del Comune di Bologna – di cambiare il modo in cui si vive la strada, anche per aderire all’obiettivo europeo di zero morti sulle strade al 2050. Velocità e distrazioni sono le due principali discriminanti negli incidenti. Parlare di Città 30 significa, seguendo l’esempio di realtà europee, da Bruxelles a Valencia, affrontare, oltre che la sicurezza, le questioni di mobilità pedonale e ciclabile, dare più spazio agli utenti deboli e realizzare una città più vivibile. È la chiave per immaginare il futuro. Quattro aspetti la formano: le regole, già da giugno attraverso un sistema di ordinanze nell’area urbana, controlli, comunicazione ed educazione, trasformazione dello spazio, dal rilancio della tramvia a nuovi chilometri ciclabili a cinque nuove aree scolastiche pedonali».

L’AUSPICIO DI MOBILITARS è che l’esempio di Bologna sia seguito da altre città italiane e che il Parlamento risponda all’esigenza di una legge-quadro. Il programma dell’evento è ricco: sette panel e due workshop con oltre 30 relatori e relatrici, accademici, professionisti, tecnici e amministratori; anche Janette Sadik- Khan, la consulente urbanista che ha rivoluzionato la mobilità a New York negli anni del sindaco Michael Bloomberg.

«QUELLO DI BOLOGNA è un esempio che non vuole essere da primi della classe ma l’occasione di confrontarsi e coordinarsi», aggiunge Simona Larghetti, Consigliera metropolitana di Bologna con delega alla Mobilità Ciclistica, fondatrice e già presidente dell’associazione Salvaiciclisti-Bologna.

«IL PROGETTO DI «CITTÀ 30», al quale stiamo lavorando anche in altri comuni del territorio, non è un favore ai ciclisti, ma al muoversi tutti e al vivere in un contesto sano. In città ci mettiamo più tempo se viaggiamo in macchina, uno sforzo inutile e dannoso con un mezzo che nasce per la velocità che non possiamo sfruttare nel traffico. Guidando a 30 km/h non arriviamo in ritardo, lo provano studi scientifici. Rallentando si vedono e si rispettano le persone e si costruisce una strada dove si può andare in bicicletta risparmiando soldi al bilancio familiare. Confrontarci con altre città italiane ed europee è utile per fare il punto anche nella consapevolezza che Bologna può e deve guidare una transizione verso la città a misura di persone».