L’elenco è breve, ma potrebbe essere drammaticamente più lungo. Una ventina di nomi maschili e femminili messi in fila uno dietro l’altro come si fa nelle manifestazioni per ricordare le vittime di una violenza. E infatti anche queste sono vittime di violenza, vittime di chi pensa che se ami una persona del tuo stesso sesso meriti di essere insultato o, peggio, preso a calci e pugni. Lo stesso se all’anagrafe risulti uomo ma ti senti e ti comporti come una donna. Oppure sei una persona disabile, ma anche se sei donna. Perché la violenza è come l’idiozia, non ha limiti.

I nomi vengono letti nel pomeriggio sul palco montato a Roma a piazza del Popolo e segnano l’inizio della manifestazione nazionale indetta da 120 associazioni (ma iniziative analoghe si sono tenute sempre ieri in 50 città) per chiedere che, come già accaduto a novembre alla Camera, adesso anche il Senato approvi il ddl Zan contro l’omotransfobia. «Per la legge Zan e molto di più: non un passo indietro» è scritto sul grande striscione viola appeso sotto il palco. Più di un semplice slogan: una rivendicazioni di diritti che per l’universo lgbtqi+ e non solo non può fermarsi all’approvazione del testo che da mesi è all’esame del Senato.

Ma anche un avvertimento alla politica a non cedere a eventuali compromessi, come è già accaduto con la legge sulle unioni civili quando, pur di farla approvare, si accettò di rinunciare alla stepchild adoption. «Che nessuno pensi di avere il sì della Lega o di qualcun altro togliendo la parola ’identità di genere’, cioè togliendo le nostre identità di persone trans che tante volte hanno vissuto sulla propria pelle quello che è il peso della violenza. E alle donne dico: noi non siamo vostre nemiche» avverte l’ex parlamentare Vladimir Luxuria, presente in piazza insieme a esponenti di Pd, Sinistra italiana, +Europa.
Preoccupazioni tutt’altro che campate in aria.

Da mesi la Lega fa di tutto per impedire che il testo venga discusso dalla commissione giustizia. E i tempi rischiano di allungarsi all’infinito se, come è possibile, il presidente della commissione, il leghista Andrea Ostellari, accetterà tutte le richieste di audizione proposte, cento solo dalla Lega. Ostruzionismo che non è solo del centrodestra, ma riguarda anche alcuni settori della sinistra che chissà perché pensano che riconoscere un diritto a qualcuno significhi togliere qualcosa a qualcun altro.

Il risultato è che la legge è ferma da mesi, mentre a Milano, alla manifestazione indetta da Provita e Famiglia, il senatore leghista Pillon definisce i sostenitori della legge «chi vuole semplicemente vendere smalto per unghie anche ai maschi». «Mentre qualcuno ne fa una contesa politica per cercare di ottenere consenso elettorale, noi vigliamo approvare questa legge perché parliamo di vita e dignità delle persone», spiega a Roma il dem Alessandro Zan relatore della legge. Tante quotidianemtnevengono discriminate, bullizzate, fatte oggetto di violenza. E non per quello che fanno, ma per quello che sono».

Sono molte le realtà presenti nella piazza romana. Ci sono le Famiglie arcobaleno con i loro bambini, una rappresentanza del persone disabili, molti sono anche i giovanissimi. La maggior parte alza un cartello con scritto «Dà voce al rispetto», ma ci sono anche «Trans rights are human rights» e «Non vedete l’omofobia perché vi acceca l’ipocrisia». Tutti, indistintamente, chiedono di farla finita con le tante notizie false a proposito della legge e al parlamento di fare la cosa giusta: «Il ddl Zan – dicono le circa cinquemila persone presenti – va approvato subito e senza modifiche»