Fabrizio Barca, economista, coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità. Domani ci sono le primarie. Il Pd è ancora una forza vitale del centrosinistra?

In Italia c’è grande bisogno di un partito della giustizia sociale e ambientale che faccia sintesi dei tanti fermenti che si sono nel paese. Può esserlo il Pd? Non tutte le speranze sono perse, ma deve ancora dimostrarlo.

C’è stata in questi mesi una adeguata riflessioni sugli errori di questi 15 anni?

La mozione di Schlein è l’unica delle due rimaste in campo che parla di neoliberismo e di patriarcato. Qui vedo una diagnosi corretta. Così come definire indissolubili la giustizia sociale e ambientale e i diritti sociali e civili. In queste due coppie di concetti c’è un vero cambio di passo rispetto alla storia del Pd e del centrosinistra dagli anni Novanta.

Quale cambio di passo?

L’apparato industriale italiano è pronto per una svolta ambientale. Ma questa non può realizzarsi se non c’è il consenso delle persone che rischiano di perdere il lavoro, che dovranno riconvertirsi professionalmente e anche nel modo di vivere. Serve grande attenzione ai più vulnerabili.

Schlein è stata molto identificata con i diritti civili.

E invece in questa campagna ha messo a fuoco il vuoto che c’è stato nel Pd sui diritti sociali: questo partito è stato permeato da discorsi sulla fine delle ideologie. Come ha giustamente detto Schlein, non si può essere tutto e il suo contrario: è la negazione stessa del concetto di partito che deve invece costruire blocchi sociali e alleanze. E usare parole come riequilibrio di poteri: nella ricchezza, nel controllo della conoscenza e a favore del lavoro. Lei ha una diagnosi e una queste parole: ne derivano proposte al passo coi tempi.

La diagnosi di Bonaccini è che il Pd ha perso perché non ha saputo parlare alle persone comuni, è stato altezzoso. E se sarà guidato da amministratori locali sarà più popolare e attraente.

Non basta essere amministratori locali per ritrovare il dialogo con le persone. Ci vogliono una visione e un linguaggio che è quello che riconosco a Schlein. Apprezzo che Bonaccini, su temi come l’autonomia differenziata e il reddito di cittadinanza, abbia in parte cambiato posizione, ma dietro non vedo una diagnosi del paese. E così sul lavoro lui è fermo agli incentivi, alla decontribuzione; lei invece propone di limitare in modo radicale i contratti precari. È la differenza tra una ordinaria amministrazione e una svolta politica.

La candidatura di Schlein appare come una scommessa, forse un azzardo. Intercetterà il consenso di un elettorato del Pd relativamente benestante e anziano?

Quell’elettorato che cala ad ogni elezione? Quello che conta è che lei ha decisamente più chance di recuperare i voti di chi ha smesso di votare, le persone più fragili la cui rabbia è stata solleticata dalla destra.

Lei meglio alle elezioni vere e lui meglio alle primarie?

Tra gli iscritti Schlein ha preso un terzo dei voti, che non è poco. Ora, fuori, può raccogliere l’appoggio di quel fermento sociale che avverte l’assenza di un “partito della giustizia sociale e ambientale”, che al Pd di questi anni proprio non crede, ma che vuole provare a dargli una chance.

Il Pd è pronto per una leadership femminile?

La parabola di Meloni dice che il Pd non può permettersi di non esserlo. La guida di Schlein potrebbe unire una dimensione movimentista a quella europea: la sua esperienza da europarlamentare le ha permesso di entrare in contatto con molte importanti esperienze del progressismo. Questo non è un dettaglio: la dimensione europea non è solo quella dei banchieri o dei grand commis.

Tra i due candidati si intravede anche un modo diverso si fare opposizione.

Sono sicuro che anche Bonaccini farebbe una opposizione migliore di quella degli ultimi mesi. Ma in questa fase non serve qualcuno che rivendichi la buona amministrazione, si deve tornare a fare politica nel paese. La sconfitta offre questa chance per riconnettersi con le lotte che si sono, dalle fabbriche al clima. La cosa peggiore sarebbe chiudersi in Parlamento a fare trattative con la destra per qualche ritocco, magari sull’autonomia differenziata, che va rigettata integralmente. É il momento di alzare un po’ la voce, anche sul lavoro precario. Non è demagogia.

Bonaccini non è adatto come guida dell’opposizione?

Non mi pare la sua vocazione. Nella sua mozione c’è una lista di cose fare, cuciture, ritocchi. Manca la visione di un cambiamento radicale. A partire dal pezzo di società più fragile a cui il Pd ha il dovere di dedicarsi. Anche con un po’ di coraggio. L’economista Piketty dice che, di fronte alle proposte di cambiamento, l’establishment risponde sempre che sono irrealizzabili. Schlein ha capito che questa forma di capitalismo liberista va smontata. Impossibile? Tutti i grandi cambiamenti del Dopoguerra furono definiti tali, dal Servizio sanitario allo statuto dei lavoratori. E oggi siamo in una situazione assai più drammatica rispetto agli anni 70. Dunque lei mi apre più attrezzata per una opposizione radicale e insieme costruttiva. Di fronte a una destra orgogliosa della propria identità, si può ben tornare ad avere una orgogliosa identità di sinistra.

I suoi competitor dicono che intorno a Schlein c’è tutta la vecchia guardia del partito.

Tra loro c’è chi da tempo critica il modello neoliberista, anche chi si muove per istinto di sopravvivenza. Ma tutti mi auguro abbiano capito che non c’è più una ridotta in cui ritirarsi, il castello è stato espugnato e ci si può salvare solo con un atto di coraggio. L’illusione che prima o poi si verrà richiamati al governo perchè gli altri gettano la spugna è finita. E comunque le proposte di riorganizazione del partito avanzate da Schlein sono un segnale forte.

Crede che possa realmente vincere?

Se le persone come me, non iscritte e che hanno molto criticato quel partito, pensano che il Pd abbia una possibilità di recupero e che lei incarni questa possibilità, allora può farcela. Io ho deciso di andare a votare per lei.

Quanti andranno alle urne?

Mi auguro che siano tanti. Se andranno solo 5-600mila persone vorrà dire che è prevalsa l’idea che il Pd non ha più chance. Sarebbe un segnale pesante per tutti.