La società farmaceutica Pfizer ha comunicato la morte di un bambino che partecipava alla sperimentazione di un nuovo farmaco contro la distrofia muscolare. Il bambino è stato colpito da arresto cardiaco e le indagini per capire l’eventuale legame con la terapia sperimentale sono appena iniziate. Nell’attesa, l’azienda ha comunque deciso di sospendere due test clinici in cui la stessa terapia era in corso di sperimentazione. «Non abbiamo ancora un’informazione completa e stiamo collaborando con i ricercatori del centro di sperimentazione per comprendere ciò che è accaduto» ha scritto l’azienda in una lettera all’associazione Parent Project, che assiste le famiglie con bambini affetti dalla distrofia. «Il paziente ha ricevuto la terapia genica sperimentale, il fordadistrogene movaparvovec, all’inizio del 2023».

Per ragioni di privacy, l’azienda non ha diffuso altre informazioni sul bambino deceduto. Il test a cui partecipava era riservato a dieci bambini di due e tre anni di età affetti da distrofia di Duchenne, una delle forme più comuni della malattia congenita che colpisce circa un neonato su cinquemila. La distrofia provoca un progressivo indebolimento dei muscoli, che porta la maggior parte dei pazienti a non riuscire più a camminare intorno ai tredici anni. La malattia colpisce soprattutto i maschi, in quanto è causata da una singola mutazione nel gene responsabile della sintesi della distrofina, che si trova sul cromosoma X.

La scoperta dell’origine genetica ha spinto molte società farmaceutiche a sviluppare nuovi farmaci che puntano a modificare il Dna per restaurare almeno parzialmente le capacità motorie. La terapia messa a punto dalla Pfizer fordadistrogene movaparvovec consiste nell’inserimento nelle cellule muscolari dei pazienti di un gene – un frammento di Dna – in grado di produrre una versione ridotta ma funzionante della distrofina. Per portare il gene nelle cellule si usa un adenovirus, cioè un virus piuttosto diffuso responsabile di alcune lievi forme di raffreddore. È lo stesso virus utilizzato per trasportare alcuni vaccini anti-Covid-19 autorizzati anche in Italia, come quello AstraZeneca e Johnson&Johnson.

Non si tratta del primo paziente deceduto durante la sperimentazione del farmaco. Nel 2021, i test erano già stati fermati dopo la morte di un altro volontario di sedici anni di età, sempre per un arresto cardiaco. Altri effetti avversi gravi a carico del cuore erano stati rilevati in tre bambini che avevano ricevuto la terapia. I test Pfizer erano ripresi nel 2022 solo dopo una modifica ai criteri di ammissione dei pazienti nelle sperimentazioni.

Anche per altre terapie geniche basate sull’adenovirus sono stati registrati effetti collaterali gravi simili a quelli osservati nei test Pfizer. Quattro volontari sono morti nella sperimentazione del resamirigene bilparvovec che punta a curare la miopatia miotubulare, un’altra malattia congenita che indebolisce i muscoli, ma con esiti fatali già nei primissimi mesi di vita. Anche l’Elevidys – una terapia genica per la distrofia di Duchenne simile a quella della Pfizer ma sviluppata dalla Sarepta – ha provocato effetti collaterali piuttosto gravi a carico del cuore e altri organi durante i test, ma senza causare la morte di alcun paziente. La Fda, l’agenzia federale che autorizza l’uso dei farmaci negli Usa, nel giugno 2023 aveva approvato in via provvisoria l’Elevidys dopo una discussione molto accesa tra gli esperti, con otto voti favorevoli contro sei nella commissione di valutazione. L’azienda aveva fissato a 3,2 milioni di dollari il prezzo del trattamento. Nello scorso ottobre, un nuovo studio ha ridimensionato l’efficacia del farmaco, che ha mostrato benefici ritenuti «non statisticamente significativi» nel principale test utilizzato per valutare l’avanzamento della distrofia. La Sarepta non demorde e spera comunque di ottenere un’autorizzazione definitiva. Dopo il parziale fallimento della rivale, i dirigenti Pfizer avevano dichiarato «la nostra terapia genica è ora la migliore scelta a disposizione», un’affermazione che dopo la sospensione di oggi appare quantomeno intempestiva.

I medici attribuiscono gli effetti collaterali delle terapie geniche alla reazione immunitaria anormale, in alcuni casi legata alla notevole dose virale. La reazione all’adenovirus ha caratterizzato anche gli effetti avversi gravi, poco numerosi ma in alcuni casi mortali, registrati dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Proprio ieri l’azienda ha deciso di ritirare dal commercio il vaccino anti-Covid-19, per la ormai scarsissima domanda del mercato e il gran numero di dosi rimaste inutilizzate dopo la fine dell’emergenza pandemica.