Non basta un avviso di garanzia a fare di un eletto del Movimento 5 Stelle un corrotto da mettere alla porta. E in alcuni casi, non è sufficiente neppure una condanna. Forse le nuove regole proposte da Grillo ai suoi non fotografano esattamente una svolta garantista, visto che la posizione più pragmatica e i distinguo sulla natura del reato commesso vengono compensati dalla formalizzazione del potere discrezionale di Beppe Grillo sugli iscritti al M5S.

DI CERTO, PERÒ, il «Codice di comportamento del Movimento 5 Stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie» che è comparso ieri sul blog segna qualche altro passo del sentiero che, almeno nelle intenzioni dei suoi estensori, conduce verso il governo. Per arrivare a vincere elezioni, però, bisogna prima disinnescare la bomba ad orologeria delle indagini che incombe su Virginia Raggi, e sulle discusse nomine in Campidoglio: la sindaca di Roma rischia di essere iscritta nel registro degli indagati per abuso d’ufficio. E c’è bisogno di fare chiarezza e sciogliere nodi che rappresentano elementi di incertezza per la norma attività amministrativa di grillini in giro per il paese. Ecco perché il testo, che verrà ratificato online dagli iscritti con la solita formula del prendere o lasciare, era atteso da tempo. Almeno da quando un altro sindaco, Federico Pizzarotti da Parma, era stato sospeso dal M5S per aver ricevuto un avviso di garanzia e aveva chiesto di sapere quale norma giustificasse quel provvedimento. Prima di lui era stato il turno della sindaca di Quarto, Rosa Capuozzo, espulsa dal M5S perché accusata di non aver denunciato le minacce e le pressioni subite dalla sua amministrazione.

DOPO UN PRIMO passaggio che rimanda senza timori reverenziali sia al «Non Statuto» del M5S che all’articolo 54 della Costituzione (quello che prevede che «i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche» debbano adempierle con «disciplina e onore») il regolamento specifica che la condotta morale va giudicata anche a prescindere dalla rilevanza penale dei comportamenti. Il punto più caldo, quello atteso dai «portavoce» in Parlamento, dai 38 sindaci e dalle centinaia di consiglieri comunali e regionali del M5S, riguarda la linea di condotta relativa ai procedimenti penali. Il codice prevede che siano Beppe Grillo in quanto «Garante del Movimento 5 Stelle» assieme al Collegio dei Probiviri e al Comitato d’appello, i due organismi da lui nominati per cooptazione, a «compiere le loro valutazioni in totale autonomia» per individuare eventuali «elementi idonei ad accertare una condotta che, a prescindere dall’esito e dagli sviluppi del procedimento penale, sia già lesiva dei valori, dei principi o dell’immagine del M5S».

L’amministratore implicato in procedimenti giudiziari può ricorrere all’«autosospensione» dal Movimento, «senza che ciò implichi di per sé alcuna ammissione di colpa o di responsabilità».

IL NUOVO CODICE PREVEDE che l’incompatibilità dell’incarico nel caso si riceva una condanna. Stesso trattamento se si patteggia o se il processo finisce per l’arrivo della prescrizione. «È considerata grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce la condanna – prosegue il testo -, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo». Ma per la prima volta nel M5S si intravede uno spiraglio oltre il feticcio della legalità fine a sé stessa e si riconosce la legittimità di una qualche forma di disobbedienza civile, dal momento in cui si riconosce l’eccezione dei reati connessi alla libertà d’opinione e dei «fatti commessi pubblicamente per motivi di particolare valore politico, morale o sociale».

POI SI ARRIVA AL COMMA relativo agli avvisi di garanzia, che non diventano più automaticamente sinonimo di ignominia: «La ricezione, da parte del portavoce, di ‘informazioni di garanzia’ o di un ‘avviso di conclusione delle indagini’ non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso», recita ancora il regolamento, rimandando per l’ennesima volta alla «discrezionalità del Garante e del Collegio dei Probiviri o del Comitato d’appello la valutazione della gravità di fatti». Ci sono anche due passaggi che sanciscono l’obbligo di comunicare ai vertici ogni informazione su procedimenti giudiziari: chi è indagato o condannato, ha «l’obbligo di informare immediatamente e senza indugio il gestore del sito» con apposito link al sito del M5S. Questa norma riguarda per estensione anche tutti i non iscritti che ricoprano ruoli dentro le amministrazioni targate M5S: «Ogni sindaco e presidente di regione eletto nelle liste del M5S – si legge ancora – è tenuto a far rispettare il presente codice etico ai componenti delle proprie giunte, anche se gli assessori non risultano iscritti e/o eletti nel Movimento».