C’è chi parla di «schiarita» sulla legge elettorale perché la commissione affari costituzionali della camera ha deciso ieri che l’8 settembre si voterà per assumere come testo base il sistema proporzionale della proposta Brescia. In realtà questo passaggio formale si sarebbe potuto fare già oggi o domani, in modo da consentire a Zingaretti di avere qualcosa da rivendicare davanti alla direzione del Pd lunedì. Invece il segretario avrà solo una promessa, che si basa sulla dichiarata disponibilità di Italia viva a non intralciare i primi passi della riforma in senso proporzionale del sistema di voto. Quella che il Pd, i 5 Stelle (più o meno) e Leu (che però vuole una soglia più bassa, ora è al 5%) considerano indispensabile abbinare al taglio dei parlamentari e Renzi invece giudica un errore (rivuole il «sindaco d’Italia»). Però lascerebbe (vediamo) partire il percorso, magari persino con un voto favorevole dei suoi tre rappresentanti in commissione e non la semplice astensione, visto che il voto della rappresentante Svp non è più tanto sicuro e si rischia di andare di nuovo sotto. In ogni caso quella che i renziani hanno voluto spostare da oggi a martedì è solo l’ouverture. L’opera comincerà poi, con gli emendamenti e i voti, e Renzi la sta complicando parecchio. Ogni giorno una richiesta più difficile da realizzare: dal cancellierato alla riforma del bicameralismo alla sfiducia costruttiva. Ieri Brescia, il presidente grillino della commissione, gli ha detto che se ne può parlare, ma è chiaro che sono manovre per allontanare il proporzionale. Al referendum si arriverà senza niente di concreto sulla legge elettorale.

Un passo in avanti lo ha fatto invece la mini riforma costituzionale contenuta nella proposta del capogruppo di Leu Federico Fornaro, due articoli che equiparano la base elettorale del senato – che oggi è regionale – a quella della camera, consentendo la creazione di collegi ultra regionali. E riducono da 58 a 39 i delegati regionali (quelli che partecipano con il parlamento in seduta comune all’elezione del presidente della Repubblica) in modo da diminuirne il peso rispetto alle camere ridimensionate. Questa proposta non aveva testi concorrenti ed è quindi automaticamente il testo base, ieri è stato dato un termine breve per gli emendamenti, venerdì prossimo, del resto si tratta di una legge di appena tre articoli. Sulla quale non si registrano grandi contrarietà, salvo quella della Lega che vuole tenere intatto il numero dei delegati regionali. È possibile che la commissione concluda l’esame in pochi giorni e che questa piccola riforma – che però è un correttivo al taglio dei parlamentari dello stesso rango costituzionale – possa essere approvata in tempo per il referendum. Cosa che è persino prevedibile per un altro piccolo ritocco costituzionale, piccolo ma epocale visto che al senato la prossima settimana si discuterà in aula dell’abbassamento dell’elettorato attivo per il senato a 18 anni (e passivo a 25 ). Una novità sul quale sono tutti d’accordo, che non troverà ostacoli e che sarà utilizzabile negli ultimissimi giorni di campana elettorale per il referendum. Con l’approvazione di queste due piccole riforme il bicameralismo italiano diventerà totalmente paritario, cancellando dopo 70 e più anni le differenze di composizione ed elettorato delle due camere. Tutto per tagliare i parlamentari.