Sono almeno 100 le vittime, comprese numerose donne e bambini, di un doppio attentato con un’autobomba compiuto sabato in una trafficata arteria nel centro della capitale della Somalia, Mogadiscio. «Due auto piene di esplosivo sono state utilizzate per questo attacco, mentre gli assalitori hanno aperto il fuoco anche contro il ministero dell’Istruzione somalo» ha indicato alla Reuters Sadiq Doodishe, portavoce della polizia somala, davanti alle ruspe che ancora ieri stavano portando via i detriti degli edifici colpiti.

IL PRESIDENTE Hassan Sheikh Mohamoud si è recato sul luogo dell’attentato domenica e ha affermato che «il numero delle vittime è ancora incerto, con almeno 100 morti e 300 feriti e con gli ospedali che non hanno più posto per curare le vittime».
Emergenza confermata all’agenzia Afp dal dottor Abdul Khadeer Adhen, proprietario dell’unica compagnia privata di ambulanze della Somalia, che ha dichiarato «l’impossibilità di prendersi cura di tutti i feriti e la mancanza di attrezzatura e medicinali negli ospedali».

L’attacco è avvenuto allo stesso incrocio nella zona di Zobe, trafficato crocevia del centro della capitale, dove nel 2017 un camion esplose uccidendo, nell’attentato più mortale nella storia del paese, 512 persone e ferendone oltre 290. «Lo stesso posto, e le stesse vittime innocenti che vengono uccise e ferite» ha deplorato il presidente somalo, confermando la volontà del proprio governo di «intensificare la lotta contro il gruppo jihadista al-Shabaab», considerato il principale sospettato dell’attentato.

NEGLI ULTIMI MESI al-Shabaab ha aumentato la sua attività in Somalia per confermare la propria volontà di combattere «un governo apostata appoggiato da paesi stranieri» e «per vendicare la morte» di uno dei suoi leader storici, Abdullahi Yare, ucciso ad inizio mese da un raid aereo delle forze statunitensi.
Oltre all’attentato di sabato, nel solo mese di ottobre, i miliziani jihadisti hanno colpito un hotel nella città meridionale di Kisimayo, facendo 11 vittime e 60 feriti, e un edificio governativo nella città centrale di Beledweyne, causando 30 vittime e il ferimento di altre 58 persone.

La comunità internazionale ha prontamente condannato il doppio attacco. La missione delle Nazioni unite in Somalia si è impegnata a schierarsi «con tutti i somali contro il terrorismo» e Washington ha assicurato alle autorità somale il suo «sostegno nella lotta per prevenire gli attacchi terroristici».
Dopo l’insediamento del presidente Hassan Sheikh Mohamoud, il governo somalo ha promesso una «guerra totale» contro la formazione jihadista e ha aumentato gli attacchi, supportato dall’aviazione e da alcuni reparti dell’esercito Usa, riconquistando vaste aree nella zona centrale del paese.

Il Rappresentante Onu per la Somalia, James Swan, ha recentemente dichiarato davanti al Consiglio di Sicurezza che «dopo la stabilizzazione politica nel paese, quello che preoccupa è la sicurezza», visto che al-Shabaab ha mostrato «un’accresciuta capacità militare nel colpire obiettivi mirati e civili, fino ad azioni su vasta scala lungo il confine etiope, con oltre 12mila combattenti nei suoi ranghi».

IL CAPO AD INTERIM della Missione di transizione dell’Unione africana in Somalia (Atmis) Fiona Lortan ha definito «allarmante» la situazione della sicurezza nel paese, con un’instabilità che «provoca gravi ripercussioni nell’assistenza umanitaria per circa 7milioni di civili colpiti dalla peggiore carestia e siccità degli ultimi 40 anni».