Il Procuratore di Parigi, in una conferenza stampa congiunta a Bruxelles con il suo omologo belga, ha riposto ieri all’avvocato di Salah Abdeslam, che minaccia una denuncia per “violazione del segreto istruttorio”, in seguito alle dichiarazioni di sabato scorso di François Molins. Il Procuratore aveva affermato che Salah Abdeslam, nelle sue prime dichiarazioni agli inquirenti, aveva rivelato di aver programmato di “farsi esplodere allo Stade de France” la sera del 13 novembre e poi di “aver cambiato idea”. Molins si è dichiarato “molto sereno” rispetto al seguito dell’eventuale denuncia dell’avvocato Sven Mary: esiste un’equipe comune di inchiesta franco-belga, con “scambio permanente di informazioni” e ogni procuratore ha la “possibilità di esprimersi secondo la procedura penale del proprio paese”. E la Francia, ha precisato Molins, “autorizza il Procuratore della Repubblica, quando ritiene che informazioni parziali o inesatte” siano state diffuse (dai media, per esempio), “di svelare elementi della procedura con carattere oggettivo”. Informazioni erano difatti già state diffuse da BfmTv. Una polemica è nata sulla rivelazione fatta dal sito dell’Obs sulla presenza di impronte di Salah Abdeslam nell’appartamento di Forest, da dove era riuscito a scappare martedì 15 marzo, che ha poi spinto la polizia belga ad intervenire, venerdì, prima del previsto, a Molenbeek (i media del Belgio avevano rispettato il silenzio).

Molins, ieri, è stato molto prudente nell’intervento a Bruxelles e non ha rivelato nessuna novità dell’inchiesta. I due Procuratori non hanno dato informazioni sui movimenti di Salah Abdeslam nella notte del 13 novembre a Parigi e sul ruolo svolto. Né su come e dove ha trascorso i 4 mesi di fuga. Per il Procuratore federale belga, Frédéric Van Leeuw, è anche “troppo presto” per dire se “collabora” con la giustizia. Van Leeuw ha parlato di “un enorme puzzle” di cui sono stati “trovati dei pezzi”, ma è che è ancora “lungi dall’essere ricostruito”. Van Leeuw ha rivelato di “non aver riconosciuto” l’uomo più ricercato d’Europa, che al momento dell’arresto aveva un volto differente da quello delle foto segnaletiche. Van Leeuw ha affermato che l’inchiesta è stata anche complicata “da pressioni esterne, in particolare a livello politico francese”. E queste continuano. Prosegue la polemica sull’efficacia della polizia belga. “O Salah Abdeslam era molto furbo oppure i servizi belgi valgono zero”, ha accusato il deputato dei Républicains, Alain Marsaud (che è anche magistrato).

L’avvocato Sven Mary contesta l’estradizione di Salah Abdeslam in Francia. Ma nell’ambito del mandato di cattura europeo non c’è una vera e propria “estradizione”. Abdeslam sarà “trasferito” in Francia, al massimo entro 90 giorni dall’arresto, in caso di ricorso. Molins ha ricordato che in Francia “c’è una forte domanda della giustizia e delle famiglie delle vittime”. Mercoledì Abdeslam comparirà di fronte alla Chambre du conseil belga, un giurisdizione istruttoria, che deciderà sul suo mantenimento in detenzione. Poi i giudici in Belgio dovranno solo constatare che la richiesta di trasferimento nell’ambito del mandato d’arresto europeo sia stata fatta rispettando le regole. Salah Abdeslam, una volta in Francia, sarà presentato al pool anti-terrorismo di Parigi e giudicato da una corte d’assise speciale (con soli magistrati, senza giuria popolare).

Abdeslam aveva numerosi complici. Dopo l’arresto, venerdì, di uno di essi (Amine Chroukri), un sospetto è stato identificato ieri: si tratta di Najim Laachraoui, alias Soufiane Kayal, 24 anni di nazionalità belga, che il 9 settembre scorso era stato controllato, assieme a Abdeslam, alla frontiera tra Austria e Ungheria, il suo Dna è stato trovato sulle cinture esplosive utilizzate il 13 novembre, avrebbe partecipato ai preparativi del massacro e forse coordinato le azioni da Bruxelles. Altri due complici sono identificati e almeno 4 persone sono ricercate dalla polizia belga, tra cui Mohamed Albrini. Ma la rete potrebbe essere molto più ampia. Secondo Van Leeuw, in Belgio nel 2015 sono stati aperti 315 dossier terroristici, 60 solo dall’inizio di quest’anno. Molins ha affermato che in Francia sono aperte 244 inchieste per terrorismo, 772 persone sono state identificate o sono ricercate. Ieri, François Hollande ha ricevuto all’Eliseo le associazioni delle vittime degli attentati del 13 novembre. La sottosegretaria alle vittime, Juliette Méadel, ha aperto uno “sportello unico” per tutte le pratiche. Il primo ministro, Manuel Valls, ha ricevuto 150 responsabili musulmani della struttura di Dialogo con l’islam, con l’obiettivo di lottare contro la radicalizzazione.