Presentata senza tanto clamore davanti alla corte distrettuale di Amarillo, Texas, la causa contro il farmaco abortivo mifepristone potrebbe avere conseguenze devastanti per quel che resta del diritto all’aborto negli Stati uniti. Presentata dalla Alliance Defending Freedom, un gruppo legale conservatore, per conto di quattro associazioni e altrettanti medici antiabortisti, la causa sostiene che vada revocata l’approvazione data nel 2000 dalla Food and Drug Administration all’uso del mifepristone. Cioè il medicinale che accoppiato al misoprostolo è utilizzato per oltre metà delle interruzioni di gravidanza negli Usa, di cui la causa sostiene – senza basi scientifiche – che vengano sottovalutati gli effetti collaterali.

La sentenza, attesa a breve, verrà emanata dal giudice distrettuale Matthew Kacsmaryk, nominato da Trump e, prima della nomina, fervente attivista pro-life e contro i diritti Lgbtq. Nonché frequente “avversario” dell’amministrazione Biden: per ben due volte ha bloccato i tentativi del presidente di porre fine alla politica trumpiana nota come Remain in Mexico. Se Kacsmaryk deciderà di revocare l’approvazione al mifepristone il diritto all’aborto sarà in serio pericolo, e potrà di fatto venire sospeso, non solo negli stati conservatori che già vietano o inibiscono fortemente la procedura, ma anche in quelli dem che ancora la consentono. E appello dopo appello, il caso potrebbe presto raggiungere la Corte suprema superconservatrice, che avrebbe così modo di infliggere un nuovo colpo mortale ai diritti delle donne.