L’attacco con droni di mercoledì sera alla base americana al Tanf ed attribuito da molti alla Forza Quds iraniana, è stato letto non solo come una vendetta contro gli Stati uniti per l’assassinio circa due anni fa del generale Qassem Suleimani, quanto un avvertimento a Israele affinchè metta fine ai suoi raid aerei contro le postazioni dell’Iran in Siria. Tehran, scriveva ieri il quotidiano Yediot Ahronot di Tel Aviv nella sua edizione online, ha voluto far sapere di avere le capacità strategiche per colpire postazioni di Usa e di Israele. Quindi di sentirsi pronta al confronto militare. Al Tanf vicino ai confini siriani con Giordania e Iraq, è parte dell’apparente impegno Usa contro lo Stato Islamico. Dopo la fine del controllo territoriale del Califfato su porzioni di Siria ed Iraq, la base di al Tanf ha continuato a operare principalmente per la raccolta di informazioni e per operazioni speciali contro le milizie sciite sostenute dall’Iran. Milizie che hanno iniziato a stabilirsi nell’area di Buchmal e Qaim vicino al confine siro-iracheno lasciando immaginare il loro futuro dispiegamento nei pressi del Golan occupato da Israele. Dell’Iran e del suo programma atomico hanno discusso ieri a Sochi il presidente russo Vladimir Putin e il premier israeliano Naftali Bennett. (michele giorgio)