Il mondo dello spettacolo inglese si mobilita per il Freedom Theater di Jenin, Cisgiordania. Sono infatti quasi duemila personalità del teatro, tra cui spiccano la grande drammaturga Caryl Churchill e l’attrice Maxine Peake, ad aver firmato la lettera aperta che chiede l’immediata liberazione del produttore Mustafa Sheta e dello studente di teatro Jamal Abu Joas. Questi ultimi sono stati arrestati lo scorso 13 settembre in un raid dell’esercito israeliano nel campo profughi dove è situato il teatro, che è stato pesantemente danneggiato. Insieme a loro era stato arrestato anche Ahmed Tobasi, direttore artistico del Freedom Theater, rilasciato il giorno seguente. Tuttavia, secondo quanto affermato nella lettera, nei giorni scorsi sarebbero rimasti uccisi tre membri della compagnia del teatro, giovanissimi: il diciassettenne Yamen Jarrar, il ventiseienne Jehad Naghniyeh e il trentenne Mohammed Matahen.

LA VICENDA colpisce in maniera particolare perché il Freedom Theater non è un posto qualunque: è uno dei pochissimi luoghi di cultura e libertà di espressione nel campo palestinese di Jenin, tanto da non essere amato né dall’Autorità nazionale palestinese né dalle forze islamiste più radicali. Gli ultimi arresti hanno avuto un’eco particolare nel mondo del teatro inglese perché la compagnia del Freedom aveva portato in scena nel Regno Unito nel 2015 lo spettacolo The Siege, la più grande produzione palestinese ad aver oltrepassato la Manica. Tuttavia, chi negli anni ha sostenuto la causa ha dovuto sopportare non poche ripercussioni anche nei contesti teatrali europei. Ne è un esempio proprio Caryl Churchill, a cui l’anno scorso è stato requisito l’European Drama Prize assegnato in Germania ai drammaturghi di maggiore statura in Europa. Il premio, consegnatole nell’aprile 2022, le era stato tolto nel novembre dello stesso anno perché l’artista aveva pubblicamente appoggiato il movimento plaestinese Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).

TORNANDO alla vicenda del Freedom Theater, il primo a mobilitarsi, il giorno dopo gli arresti, era stato Il Royal Court Theatre di Londra con uno statement su X che recitava: «Siamo scioccati nel leggere dell’attacco al teatro, sosteniamo i nostri colleghi per i quali il Freedom Theater è una casa creativa». Il giorno seguente cento drammaturghi scozzesi sono intervenuti con una lettera dal tenore simile.

Oltre a richiedere la liberazione di Mustafa Sheta, Jamal Abu Joas e degli altri 100 abitanti della comunità di Jenin arrestati il 13 dicembre, la lettera dei teatranti britannici sottolinea poi che diversi siti culturali sono stati colpiti con attacchi mirati da parte dell’esercito israeliano – tra cui l’Orthodox Cultural Centre, l’Al-Qarara Cultural Museum, il Rafah Museum, il Gaza Centre for Culture and Arts – una pratica che si chiede di interrompere immediatamente, nell’ambito di un urgente cessate il fuoco.