«Attacchi così sconsiderati aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare immediatamente». Così il presidente dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi ha commentato l’attacco con droni kamikaze lanciato sulla nucleare di Zaporizhzhia nella notte di domenica. Gli ispettori dell’Aiea – che si trovano alla centrale nella regione ucraina occupata dalla Russia all’inizio della guerra – hanno riferito di danni causati dall’esplosione dei droni in tre siti distinti, fra cui «superficiali bruciature» sul tetto del reattore numero 6. «L’integrità strutturale» della centrale, e la sua operatività, non sono però state compromesse.

Kiev e Mosca si sono rinfacciate a vicenda la responsabilità dell’attacco, il primo a interessare la centrale da novembre 2022. Il tenente Andriy Kovalenko, a capo dell’unità ucraina per il contrasto alla disinformazione, ha subito affermato che la Russia stava conducendo degli attacchi con droni alla centrale, «facendo finta che la minaccia per la centrale e la sicurezza nucleare venga dall’Ucraina».
Di lì a poco un comunicato delle autorità russe, che controllano la struttura da quando la regione è stata occupata dalle truppe del Cremlino, ha puntato il dito su Kiev: «Continuano i tentativi delle forze armate ucraine di attaccare la centrale nucleare di Zaporizhzhia». Ieri, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha descritto l’attacco come «una grave provocazione». «Questa è una pratica molto pericolosa con conseguenze molto negative sul lungo periodo. Sfortunatamente, il regime di Kiev continua le sue attività terroristiche».

Gli ispettori dell’Aiea hanno riferito di aver visto, dal tetto del reattore 6 – dove hanno ritrovato «residui di droni» – dei soldati russi sparare contro «quello che sembrava» un drone, poi esploso vicino all’edificio che contiene il reattore. In un altro punto, vicino a un laboratorio, hanno invece osservato «residui di sangue vicino a un veicolo militare danneggiato».