Minacciato da Mosca che lo definisce «un’aberrazione», il governo provvisorio dell’Ucraina chiede soldi alla Ue. Il paese è sull’orlo del fallimento e quest’anno deve rimborsare 13 miliardi di euro. Il governo provvisorio ha calcolato di aver bisogno di 35 miliardi in due anni. La Russia ne aveva promessi 15, ne ha versati 3 ma ha bloccato la tranche di 2 miliardi prevista la scorsa settimana, visti gli avvenimenti. Mosca ha anche minacciato di alzare i diritti doganali e di aumentare il costo dell’energia, mettendo così a terra il paese, per piegarlo politicamente. «Abbiamo chiesto ai partner occidentali la concessione di un credito entro una o due settimane» ha affermato il ministro temporaneo delle finanze, Iuri Kobolov. Il neo-presidente Olexandre Turchynov ha lanciato l’allarme: «le casse sono vuote, non abbiamo soldi per onorare i nostri debiti, abbiamo un bisogno di un aiuto finanziario urgente da parte dei partner europei e bisogna riprendere immediatamente il programma di cooperazione con l’Fmi». Inoltre, il governo provvisorio suggerisce l’organizzazione di «una grande conferenza internazionale dei donatori con Ue, Usa, Fmi e altre organizzazioni finanziarie internazionali» per permettere al paese di trovare una via d’uscita dalla crisi.

Di fronte a questa situazione, Catherine Ashton, l’Alta rappresentante della politica estera europea, è arrivata ieri a Kiev, portando dei fiori a Majdan, ma con le mani quasi vuote per quello che riguarda gli aiuti. Ashton ha cercato di far capire che né la Ue né i paesi membri (Germania e Polonia, che sono in prima fila nella vicenda ucraina) verseranno una cifra come quella richiesta. Ha incontrato i principali protagonisti del nuovo corso, per discutere del «sostegno a una soluzione durevole della crisi politica oltre a misure per stabilizzare la situazione economica del paese».

La Ue pensa a un rapido piano di risanamento, indispensabile di fronte al rischio default e al downgrading del rating dell’Ucraina da parte di S&P avvenuto in pieno caos alla fine della scorsa settimana, sotto l’egida dell’Fmi, a cui la Ue potrebbe partecipare. Ma la cifra che circola a Bruxelles è intorno ai 610 milioni di euro, molto lontana dai bisogni di Kiev e non se ne parla prima delle elezioni del 25 maggio. Il ministro delle finanze britannico, George Osborne, ha affermato che «dobbiamo essere pronti ad apportare assistenza finanziaria all’Ucraina attraverso organizzazioni come l’Fmi». Osborne ha precisato che sarà «sotto forma di prestito»: per il ministro britannico, «le prime ore di transizione, in Ucraina sembrano dimostrare la volontà di riavvicinarsi all’Europa e non dovremmo voltargli le spalle». Il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier si è dichiarato per gli aiuti economici a Kiev, ma ha aperto a un coordinamento con Mosca: «un fallimento dell’Ucraina sarebbe un peso importante sia per il suo grande vicino dell’est che per la Ue». Per il ministro degli esteri francesi, Laurent Fabius, «non c’è più tempo da perdere per sostenere finanziariamente l’Ucraina». La Ue ha sempre sul tavolo il trattato di associazione, che nel novembre scorso era stato rifiutato da Ianukovich su pressione russa.

Angela Merkel, che ha proposto a Timoshenko di curarsi in Germania, oltre a un incontro a breve, spera di trovare un’intesa con Putin, «sul fatto che l’Ucraina si doti rapidamente di un governo in grado di agire e che l’integrità territoriale sia garantita». Anche Hollande ha avuto un colloquio telefonico con Putin ieri.