Il cerchio si sta stringendo sempre di più attorno a Lula. L’arresto, fino a qualche mese fa inimmaginabile, potrebbe avvenire già nelle prossime settimane, c’è chi dice addirittura entro la fine del mese.

La difesa dell’ex presidente ha presentato mercoledì un nuovo ricorso al Supremo Tribunale Federale (Stf). L’obiettivo è ottenere la sospensione provvisoria dell’ordine di detenzione finché il Stf non si pronunci in maniera definitiva sull’inizio della pena già dopo la condanna in secondo grado.

La circostanza è stata ammessa nei mesi scorsi dai giudici della Corte Suprema malgrado la Costituzione non preveda l’arresto prima che vengano esaurite tutte le risorse processuali. Una richiesta, quella dei difensori dell’ex presidente, motivata dalla convinzione di poter dimostrare la sua innocenza nelle istanze superiori.

Tale ricorso era peraltro già stato respinto a febbraio dal ministro Edson Fachin, che tuttavia aveva rimesso la decisione al plenario della Corte. Ma la presidente del Stf, Cármen Lúcia, che avrebbe potuto fissare la data del giudizio, non lo ha fatto e, a quanto pare, neppure ha intenzione di farlo.

E così, non appena i giudici del Tribunale regionale federale della Quarta Regione (Trf-4), che hanno condannato Lula a dodici anni e un mese per corruzione passiva e riciclaggio di denaro, pubblicheranno la sentenza di appello con le modifiche legate alla richieste di spiegazione sollecitate dalla difesa, per Lula potrebbero scattare le manette.

Un’eventualità che non sembra comunque abbattere l’ex presidente,che nel libro-intervista che presenta oggi a São Paulo, «La verità vincerà. Il popolo sa perché mi condannano», si dice «pronto ad essere arrestato». E assicura: «Non uscirò dal Brasile, non andrò a nascondermi in un’ambasciata, non fuggirò». E non lo farà perché, scrive, è «pienamente cosciente» della propria innocenza.