L’incontro tra il presidente dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Mariano Grossi e il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin è passato quasi inosservato tra i notiziari radiofonici, televisivi e le pagine dei giornali. Eppure, pur nella sua brevità, è stato un colloquio altamente simbolico.

È la prima volta, dall’inizio della guerra, che Putin ha accettato di riunirsi tête-à-tête con Grossi e, pur nell’oscuro linguaggio diplomatico, si sono finalmente intravisti segnali di distensione non solo per quanto riguarda la centrale nucleare di Zaporizhzhia, ma anche per l’escalation di parole e di accuse in cui la parola «nucleare» è stata pronunciata più volte anche in veste militare. Le immagini televisive hanno mostrato un Putin sorridente e sicuro dare la mano a un Grossi che, viceversa, non ha mai sorriso e non è mai riuscito a dissimulare la tensione.

IL COLLOQUIO, come era prevedibile, è roteato attorno alla situazione della centrale di Zaporizhzhia i cui sei reattori, oltre ad essere in stato di shut down dallo scorso 6 settembre, hanno dovuto essere raffreddati con l’ausilio dei generatori di emergenza per la seconda volta in cinque giorni. I rapporti inviati dai quattro ispettori Aiea presenti nella centrale hanno confermato che nell’ultimo mese «la situazione (…) è diventata sempre più pericolosa, precaria e impegnativa, con frequenti attacchi militari che possono anche minacciare la sicurezza nucleare».

Dopo l’arresto da parte delle forze russe del direttore della centrale Igor Murashov, rilasciato dopo tre giorni di detenzione, il 5 ottobre Putin ha firmato il decreto che ufficializza il trasferimento della proprietà della centrale dall’Energoatom ucraina alla Organizzazione Operativa della ZNPP (Zaporizhzhia Nuclear Power Plant) che gestirà la centrale fino al 1° gennaio 2028 assumendo il controllo di tutte le operazioni di sicurezza, produzione e manutenzione compresi i depositi di scorie radioattive e del combustibile nucleare.

IL NUOVO DIRETTORE di Zaporizhzhia sarà Oleg Romanenko, già capo ingegnere della centrale di Balakovo. Secondo Mosca il personale che attualmente opera nel sito non verrà cambiato, ma passerà alle dipendenze russe con il supporto della Rosenergoatom, l’agenzia atomica russa.
Sia l’Aiea che le Nazioni unite non hanno ufficializzato il passaggio della proprietà, continuando a considerare la centrale di proprietà ucraina.

Putin, durante il colloquio con Grossi, ha affermato che «c’è stata una pericolosa politicizzazione su tutto quanto concerne le attività nucleari»; una frase che, accanto alla considerazione del lungo rapporto tra la Russia e l’Aiea sul pacifico uso della tecnologia nucleare da parte di Mosca, può essere vista come un primo segnale di distensione anche per l’eventuale uso di armi atomiche. Non è un caso che, poche ore dopo l’incontro Putin-Grossi, il ministro degli esteri Lavrov ha dichiarato che la Russia è aperta ad un possibile incontro tra Putin e Biden alla conferenza dei G20 in programma a Bali tra il 15 e il 16 novembre.

Sebbene negli ultimi periodi i toni tra i diversi schieramenti si siano inaspriti sino a paventare l’uso di armi atomiche, questa eventualità, secondo molti analisti militari, rimane estremamente remota: chiunque utilizzi il nucleare militare rischia l’ostracismo internazionale mettendo a rischio la sopravvivenza del suo stesso governo. In più, uno dei tre uomini che posseggono i codici nucleari, oltre a Putin e Shoygu, è il Capo di Stato Maggiore Gerasimov il quale, oltre a essere militare equilibrato e assennato, stimato anche all’interno della Nato, è in pessimi rapporti con i falchi che volteggiano attorno a Putin, in particolare l’oligarca Prigozhin, che controlla il Gruppo Wagner.

ALTRETTANTO IMPORTANTE è la disponibilità mostrata dal presidente russo nel «discutere tutte le questioni di reciproco interesse e che sono motivo di preoccupazione» dichiarandosi «aperto a questo dialogo».
Grossi ha insistito sulla necessità di creare una zona di sicurezza attorno alla centrale nucleare definendo «irresponsabili» i continui bombardamenti che limitano la fornitura di energia elettrica in grado di alimentare i circuiti di raffreddamento dei reattori.

Il direttore dell’Aiea ha infine affermato che «ora più che mai (…) è necessario istituire una zona di protezione attorno alla ZNPP. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo. La posta in gioco è alta. Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per garantire che un incidente nucleare non si verifichi durante questo tragico conflitto, poiché potrebbe causare ancora più difficoltà e sofferenze in Ucraina e altrove».

IL RUOLO DI MEDIAZIONE che sta rivestendo Grossi, si aggiunge a quello di altri diplomatici, primo fra tutti Erdogan, che tenta di sfruttare i suoi collegamenti con Kiev e Mosca per sdoganare la politica di repressione delle opposizioni, in particolare curda, da lui intrapresa sul suolo turco.
La guerra in Ucraina serve anche per regolare i conti che altri autocrati hanno in sospeso all’interno delle loro nazioni.