Il ministro della difesa Guido Crosetto si presenta alla camera per il question time e il Movimento 5 Stelle gli pone la questione (che dura ormai dall’inizio della guerra in Ucraina) del segreto sull’invio delle armi. Adesso, però, c’è un’aggravante. «Quando ho chiesto l’informativa sul segreto di stato e sui missili d’attacco che avete inviato in Ucraina, la minaccia di attacco diretto alla Russia, di Stoltenberg, Macron, Borrell, non c’era – spiega Francesco Silvestri, capogruppo M5S – Ma sa perché il M5S l’ha chiesta prima di questo dibattito? Perché era ovvio che se invii dei missili per attaccare a 500 chilometri di distanza, chi li usa vorrà colpire a 500 chilometri di distanza. Siamo gli unici ad avere il segreto di stato sulle armi. Come mai francesi, britannici, spagnoli, tutti possono sapere dal loro governo le armi che mandano in Ucraina, meno i cittadini di questo paese?».

Crosetto si fa scudo del pregresso. «Ci siamo mossi senza discostarci dal solco tracciato dal governo precedente che, come sapete, era retto da una parte delle forze che adesso sono all’opposizione – scandisce – Il governo deve informare il parlamento attraverso il Copasir e io questo lo faccio puntalmente». E ancora: «Sto pensando di fare come alcune nazioni che non hanno secretato tutto, ma parte, in modo da poter cambiare quelle regole che, forse sbagliando, avete fissato». Silvestri non ci crede: «Ogni volta che avete preso un impegno non l’avete mantenuto». Sul tema, in serata, interviene anche Giorgia Meloni: «Meglio rafforzare la capacità di dotare l’Ucraina di sistemi efficaci di difesa antiaerea, che rischiare un’escalation».

Intanto, Elly Schlein si trova a rendere conto delle posizioni critiche sulla Nato espresse dal candidato alle europee Marco Tarquinio. Anche lei, in qualche modo, si difende rimandando ai precedenti (illustri) dei candidati indipendenti della sinistra. «Non siamo i primi ad avere una tradizione importante di candidature indipendenti – spiega la segretaria dem – Tarquinio ha espresso la sua opinione». La linea del Pd, invece è quella che ribadisce ai cronisti: «Sostenere l’Ucraina, paese ingiustamente invaso dalla Russia di Putin, ma al contempo un ruolo diplomatico e politico dell’Ue per costruire un percorso che faccia cessare quel conflitto, che possa isolare veramente la Russia di Putin». E ancora: «Siamo per evitare un’escalation. Il Pd ha sempre sostenuto l’Ucraina ma insieme serve un ruolo politico e diplomatico dell’Europa».

L’anomalia di fondo salta agli occhi: di tutto ciò non si discute in parlamento. Lo sottolinea un documento firmato da ex deputati, senatori e parlamentari europei di diverse forze politiche (prime firme: Raniero La Valle, Fausto Bertinotti, Pasqualina Napoletano, Roberto Musacchio, Paolo Cento, Alfonso Gianni, Stefano Fassina, Loredana De Petris, Maurizio Acerbo, Patrizia Sentinelli, Giovanni Russo Spena, Eugenio Mazzarella, Claudio Grassi e Piernicola Pedicini). «Si susseguono le prese di posizioni ‘autorevoli’ a favore di un cambio delle regole di ingaggio per l’uso delle armi consegnate all’Ucraina. Un uso che diventerebbe da difensivo offensivo sul territorio russo – sostengono – Dal nostro punto di vista siamo ben oltre il dettame costituzionale. Per questo richiediamo, da ex parlamentari, oltreché da cittadini, che il parlamento italiano venga convocato sulla materia».