Dopo che venerdì scorso Putin ha disposto, con proprio decreto, il «trasferimento temporaneo» delle filiali russe della nota azienda italiana di elettrodomestici Ariston e della tedesca Bosch alla JSC Gazprom Household Systems, sussidiaria del gruppo Gazprom, la multinazionale controllata dal governo di Mosca, prima al mondo per vendita di gas naturale, ieri, il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani ha dato mandato al segretario generale della Farnesina di convocare l’ambasciatore della Federazione russa in Italia. «Siamo al lavoro anche con Bruxelles, in accordo con la Germania», sono state le sue parole, dopo aver assunto l’iniziativa.

Il provvedimento del Cremlino è stato adottato sulla base di una «regola» varata l’anno scorso, secondo cui la Russia, senza alcun preavviso, avrebbe potuto decidere per il sequestro di beni di società riconducibili a paesi ritenuti «ostili»: quelli, come l’Italia per l’appunto, che in questo momento aderiscono alla campagna di sanzioni contro Mosca e forniscono aiuti finanziari e militari a Kiev. In cosa consista la «temporaneità» del trasferimento di gestione, per il momento non è dato saperlo.

CERTAMENTE si è in presenza di una decisione che mira a colpire gli interessi economici di due paesi europei che, più di altri, stanno subendo le ripercussioni della frattura commerciale con Mosca (la Germania ha chiuso il 2023 in recessione, con un calo della produzione industriale del 2%, l’Italia fa i conti con una sostanziale stagnazione). Non una scelta a caso, quindi. Ma neanche la prima. Nel luglio scorso, infatti, a finire nel mirino di Putin erano state già altre due grandi società europee: la francese Danone, colosso del settore alimentare, e la danese Carlsberg, tra le principali aziende produttrici di birra al mondo. Entrambe le succursali russe di questi due importanti marchi erano state, per così dire, «nazionalizzate», poste sotto il controllo dello stato russo, senza il coinvolgimento di partecipate come Gazprom o sue appendici.

NON SOLO AZIENDE occidentali, comunque. Dall’inizio della guerra gli «espropri» hanno riguardato anche decine e decine di aziende russe che facevano capo a uomini d’affari considerati non sufficientemente «patriottici». Il caso più recente, e di maggiore importanza, ha riguardato il sequestro di tre società della Chelyabinsk Iron and Steel Works, gruppo leader nella produzione di ferroleghe per attrezzature militari, di proprietà del magnate Yuri Antipov. L’esigenza sembrerebbe quella di mettere sotto stretto controllo statale l’industria delle armi, vista la situazione di guerra, ma forse c’è anche altro: rinnovare la base del potere favorendo l’ascesa di nuovi oligarchi, più fedeli all’inquilino del Cremlino.

INTANTO per quel che riguarda il nostro Paese, sono arrivate le rassicurazioni di circostanza al presidente di Ariston da parte del ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso circa l’impegno dell’esecutivo a «tutelare l’azienda in ogni sede». Al quartier generale di Ariston, invece, si cerca di capire quali effetti potrà avere questa decisione sulle prossime performance aziendali. Il gruppo è presente in Russia dal 2005, con uno stabilimento nel territorio di Vsevolozhsk, cittadina a 20 km da San Pietroburgo. Nella fabbrica lavorano 200 persone, mentre un altro centinaio è occupato nella distribuzione. Si producono scaldini elettrici, per il mercato russo. Come spiegano i dirigenti del gruppo, i rapporti con le autorità di Mosca sono stati buoni in questi ultimi due anni, nonostante la guerra e il ruolo pro-Kiev dell’Italia. Non ci sono stati nuovi investimenti, vietati nel quadro delle sanzioni che sono state comminate dall’Occidente alla Russia, ma l’impianto ha continuato ad operare regolarmente, in modalità «ordinaria». Anche per questo, gli stessi si sono detti «estremamente sorpresi», commentando la notizia.

I ricavi di Ariston Group nel 2023 sono stati di 3,1 miliardi di euro, con un fatturato dello stabilimento di Vsevolozhsk che si è attestato intorno al 3% del totale. Non è tantissimo, ma nemmeno trascurabile. I prossimi giorni si incaricheranno di rivelare meglio l’entità del danno.