Martedì al Cairo si è tenuta la conferenza di presentazione dell’esibizione Tuttofood, prevista a Milano a maggio. Durante l’incontro, rivolto alle compagnie egiziane interessate a fare business in Italia nel campo agricolo e alimentare, il responsabile del Dipartimento economico dell’ambasciata di Roma Tombaccini – riporta il quotidiano finanziario egiziano Amwal Al Ghad – ha detto che il volume delle importazioni italiane nel paese nordafricano è aumentato del 3% nei primi otto mesi dall’anno, raggiungendo i due miliardi di dollari.

Un aumento che potrebbe apparire minimo, ma che è il segno che i rapporti tra Il Cairo e Roma non sono stati realmente intaccati dalla scomparsa di Giulio Regeni. Le misure che l’opinione pubblica italiana si aspettava non sono state adottate e l’Egitto continua sereno a fare quanto ha fatto nei tre anni di governo golpista.

La campagna di repressione che permea l’intera società civile è tanto ampia da venir legalizzata: dopo la legge anti-terrorismo che ha permesso l’incarcerazione di migliaia di oppositori e presunti tali, martedì è stata la volta della controversa normativa sulle Ong. È stata approvata in via definitiva dal parlamento un giorno dopo il via libera del Consiglio di Stato che l’ha definita in linea con la costituzione.

Immediata la reazione delle organizzazioni per i diritti umani che temono ora un pugno di ferro ancora più pesante sull’attività delle associazioni locali, «dirottata» dal governo che la pone sotto il proprio controllo. Viene infatti introdotto con un decreto presidenziale un nuovo ente, l’Autorità per la regolamentazione delle organizzazioni non governative, che monitorerà associazioni straniere e nazionali che ricevono fondi dall’estero (ovvia forma di sopravvivenza per le ong locali in tutto il mondo). L’Autorità darà il via libera all’apertura di nuove ong e alla registrazione delle quasi 50mila già esistenti, tutte obbligate a «lavorare secondo i piani statali».

Per limitare la creazione di nuove organizzazioni, la nuova legge prevede un capitale minimo di partenza di 50mila sterline, 2.600 euro, un’imposizione che – dicono i critici – taglia le gambe alle iniziative dei giovani e independenti. Prima era di 10mila sterline, 530 euro.

Tra i membri dell’Autorità ci saranno rappresentanti dei ministeri di Esteri, Difesa, Giustizia e Interni, ma anche dei servizi segreti e della Banca Centrale. Tutti insieme a controllare nel dettaglio cosa fanno e cosa dicono le voci critiche del paese. Nel caso non piaccia, sono previste per i responsabili dell’ong pene carcerarie da uno a 5 anni e multe da 50mila sterline a un milione (da 2.600 a 53mila euro).

Tra le attività bandite ci sono anche le ricerche sul campo e i sondaggi non autorizzati dal governo, un lavoro che è sempre stato svolto dalle organizzazioni più note, quelle che si occupano da anni di monitorare gli abusi dello Stato, le torture, le scomparse. I loro preziosi report potrebbero trasformarsi in uno sbiadito ricordo.