Se il cammino del ddl Zan appare in salita, quello della legge sulla cittadinanza (ius soli) sembra già sbarrato. Almeno in questa legislatura. E tuttavia, dopo l’annuncio di Letta domenica alla festa dell’Unità di Bologna, il Pd si muove.

Ieri è partito un pressing in due direzioni: verso Giuseppe Conte, che deve dare la linea su un tema che ha sempre diviso il M5S; e verso Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, dove sono stati depositati alcuni disegni di legge (uno a prima firma Laura Boldrini, uno Matteo Orfini e uno di Renata Polverini di Forza Italia).

Sono state fatte anche delle audizioni poi, dopo la caduta del Conte e la nascita del governo Draghi con dentro la Lega, la discussione sullo ius soli si è inabissata. Alla Camera, con la vecchia maggioranza del Conte 2, la legge potrebbe fare alcuni passi avanti, ma solo con l’ok di tutto il M5S.

«Se Conte non dà un via libera chiaro non si può partire», spiega Matteo Mauri, responsabile Immigrazione del Pd. Dunque che faranno i dem? «Prima di chiedere la calendarizzazione del testo in commissione dobbiamo avere l’ok dei 5 stelle. Altrimenti finiremmo a sbattere». Brescia, che guida la Affari costituzionali, potrebbe decidere autonomamente. Ma aspetta che siano i gruppi a farsi avanti.

Il pressing Pd verso l’alleato è ripartito: difficile però che Conte si esponga su un tema così delicato in piena campagna elettorale per le comunali. Forse dopo i ballottaggi, se l’asse col Pd avrà dimostrato di funzionare nelle urne.

Nelle scorse settimane il capogruppo 5S alla camera Davide Crippa si era detto a favore della cittadinanza «dopo il completamento di un ciclo di studi». «Il M5s non si tira mai indietro quando si parla di diritti e non intende farlo neanche stavolta. Ci sono circa 800mila bambini e ragazzi nelle scuole italiane senza la cittadinanza». Una posizione che viene definita «la linea di tutto il Movimento».