Avvocata Anna Falcone, la vostra Coalizione civica, nome provvisorio, dà appuntamento nelle città per il week end del 30 settembre e primo ottobre. Per fare cosa?

Abbiamo convocato assemblee simultanee, non necessariamente cittadine ma anche regionali. Saranno le nostre 100 piazze per il programma. Si discuterà dei filoni usciti dall’assemblea del Brancaccio (18 giugno scorso, ndr): lavoro, diritto al reddito, pensioni, equità di genere e intergenerazionale, diritti e doveri – welfare, istruzione, sanità, giustizia, assistenza sociale – e il ruolo dello stato nell’economia. Ovvero art.3 della Costituzione, il cuore del nostro modello democratico: lo stato ha un ruolo attivo nella rimozione delle diseguaglianze ma anche nell’economia. Solo così si esce dalla crisi. Non siamo nostalgici statalisti, è la precondizione per far ripartire l’economia anche privata. E infine: Europa. Le spese per gli investimenti siano escluse dal fiscal compact.

Questo lo dice anche Renzi.
Renzi agita slogan. La politica è costruzione e alleanze.

Anche in Italia la politica è alleanze?
Sì, ma fra chi ha gli stessi obiettivi.

Alleanze ma non con il Pd.

Non con il Pd. Se il Pd cambiasse, il discorso sarebbe diverso. Oggi il Pd non è di sinistra: ha abbracciato il blairismo quando era già fallito. Si è allontanato dal suo statuto e dal suo Dna. Ha deluso le speranze.

Qualcuno di voi aveva sperato nel Pd, creduto in Renzi e nelle sue Leopolde?

Io no, ma altri sì. E non vanno criminalizzati.

Torniamo alle assemblee.

Così costruiremo il programma. Porteremo le proposte all’assemblea nazionale successiva. Verranno presentate e implementate tramite il sito. Quelle che avranno più consenso entreranno nel programma. Proporremo un metodo democratico e inclusivo agli iscritti. Il percorso è importante: a sinistra sui programmi siamo d’accordo, ma sui percorsi democratici no.

Parliamo del percorso allora. Dall’assemblea del Brancaccio che passi avanti ci sono?

C’è una grande partecipazione alle assemblee territoriali. Sono confronti aperti e sereni, basati sul reciproco riconoscimento di tutti. Molti giovani.
Non sempre sereni. A Milano si sono sentite di nuovo le distanze con Pisapia.

Ognuno è libero di fare il suo percorso. Pisapia dice che abbiamo obiettivi diversi. Noi non abbiamo capito il suo. Noi vogliamo costruire una lista unitaria di sinistra con un percorso partecipato. Io e Montanari non intendiamo entrare in beghe personali o partitiche, dentro e fuori dal Pd. La nostra è un’esigenza di responsabilità e serietà.

Non le chiedo di parlare delle beghe ma delle distanze politiche. Esclude la convergenza con Pisapia?

Il personalismo è un errore grave della politica. È un modo per degradarla, mortificarla e per allontanare le persone.

Intende gli scontri personali?

La politica ha smesso di aprire la discussione alle persone e concentrato i luoghi decisionali a pochi. Habermas ne ha scritto di recente. Anche Corbyn ci invita a ’non far tornare la politica nelle scatole’. Il modo migliore per contrastare i populismi è tornare alla partecipazione. Contesto ai partiti della sinistra di non essere riusciti a costruire un fronte unitario. Oggi, verificato che sulle proposte siamo d’accordo, la divisione non è più tollerabile.

Ce l’ha con Mdp, Prc e Si e Campo progressista?

Ribadisco, di Cp non ho chiari gli obiettivi. Se vogliono fare la stampella del Pd avrei difficoltà a immaginarli nel fronte unitario. L’unico modo per condizionare il Pd è costruire qualcosa di serio a sinistra. Le alleanze si cercheranno dopo aver preso il consenso. Oggi c’è una maggioranza invisibile di persone che chiedono l’attuazione della Costituzione. Non capisco perché si continuano a fare tatticismi.

Insomma l’errore della sinistra è non unirsi.

Sinistra italiana ha proposto a Mdp di lavorare insieme in parlamento. Io vado oltre:vadano verso gruppi comuni.

Puntate a riunirli?

Noi non siamo nelle condizioni di determinare la loro unità, vogliamo costruire un’area civica e promuovere una convergenza fra una sinistra coerente e la partecipazione civica. I battibecchi allontanano le persone. Io e Montanari non siamo leader di niente e non ci candidiamo a niente. Vorremmo contribuire alla discussione su quello che condiziona le vite di tutti i cittadini.

Al Brancaccio avete messo sotto accusa il vecchio centrosinistra. Non era una ’bega’, era un’obiezione politica.

Sì, e non era una polemica sulle persone. Anzi facciamo un upgrade: smettiamola di fare l’analisi del sangue ai singoli. L’analisi del passato serve solo a evitare gli errori già fatti. Per questo sbaglia chi parte dalle architetture politiche, tipo il centrosinistra. Parliamo del paese che vogliamo costruire. Probabilmente non andremo subito al governo. Ma mai come in questo momento tutto può succedere al voto. Lo abbiamo visto il 4 dicembre.

E se nella legge elettorale rientrasse il premio di coalizione a sinistra cambia tutto?

La legge elettorale dovrebbe cambiare ed essere davvero costituzionale: deve avere una soglia di sbarramento uguale fra camera e senato, senza nominati. Ed essere proporzionale. Oggi serve il proporzionale perché le riforme vanno fatte trovando in parlamento la convergenza. Siamo in una fase rifondativa, il rilancio del costituzionalismo dei cittadini. Dobbiamo restituire centralità al parlamento. Se negli anni passati il Pentapartito ha potuto fare riforme poi durate trent’anni, perché oggi si insiste con modelli che danno potere a una minoranza di fatto?

È l’elogio della Dc e del Pentapartito?

No, è l’elogio della responsabilità istituzionale. Pensi alla riforma della sanità del ’78, votata da partiti anche molto diversi fra loro. Che avevano trovato una convergenza su una riforme fondamentale del paese. Per questo serve rappresentanza, non maggioritarismo.