Si è conclusa con una vera e propria retata ieri la manifestazione di Mosca a favore di Ivan Golunov, il giornalista russo di opposizione falsamente accusato dalla polizia russa di far parte di una organizzazione criminale dedita allo spaccio di stupefacenti.

Lunedì sera il giornalista di Meduza era stato scagionato da tutte le accuse e rimesso in libertà. Il ministero degli interni aveva anche annunciato il licenziamento di due capi della polizia di Mosca che sarebbero implicati nella macchinazione ai danni di Golunov e la sospensione di tutti gli agenti coinvolti nella vicenda.

Ma questi tentativi da parte del governo di far rientrare le proteste iniziate già il 7 giugno, non sono riusciti a far sbollire la rabbia di un’opinione pubblica oltraggiata dalle costanti violazione dei diritti civili e umani da parte degli organi di sicurezza di cui il caso Golunov rappresenta solo la punta dell’iceberg.

Così ieri, malgrado fosse festa nazionale per l’anniversario della costituzione e tutte le manifestazioni fossero vietate, a migliaia i moscoviti sono scesi in piazza. La polizia dopo aver tentato di impedire il concentramento, ha lasciato che il corteo sciamasse per il centro fino a Zvetnoy Boulevard ma a più riprese ha effettuato fermi di manifestanti, soprattutto giovanissimi, per intimidire e soffocare la partecipazione.

Al termine della giornata sono stati portate nei commissariati 420 persone e per molte di loro il fermo si trasformerà purtroppo in arresto amministrativo fino a 30 giorni.

“Non abbiamo potuto fare altrimenti. La manifestazione era stata autorizzata ma solo per domenica 16 giugno”, si è giustificato un dirigente della polizia presente in piazza. In realtà al Cremlino non si voleva che la grande folla presente al concerto celebrativo nella piazza Rossa venisse in contatto con i manifestanti. E così, con le buone o le cattive, è stato.