Arriva la crisi e le Big Tech continuano a licenziare. In complesso sono oltre 170 mila persone che sono state sacrificate sull’altare dei Leviatani della rete. Ieri è toccato a Google usare la scure e tagliare 12 mila posti di lavoro in tutto il mondo, il 6% della sua forza lavoro. Il mercato ha apprezzato: il titolo della casa madre del famoso motore di ricerca, Alphabet, ha guadagnato oltre il 4%.

Com’è ormai costume nel più cupo dei decenni di inizio millennio anche questo annuncio è stato comunicato con un misto di ottimismo allucinogeno e neolingua burocratica via email da Sundar Pichai, l’amministratore delegato di Alphabet. «Negli ultimi due anni abbiamo visto periodi di crescita enormi, per fronteggiare e alimentare quella crescita abbiamo assunto personale per una realtà economica diversa da quella di oggi – ha scritto – Questi sono momenti importanti per affinare i nostri obiettivi, rivedere la base dei costi e dirottare i nostri talenti e i nostri capitali verso le principali priorità, ha proseguito citando tra queste l’intelligenza artificiale. Pichai sostiene di assumersi «la piena responsabilità» per l’impatto della decisione sulla vita dei dipendenti cacciati. Questo significa che resteranno assunti per altri 60 giorni e riceveranno almeno 16 settimane di liquidazione, oltre ad altri benefici.

Negli ultimi due anni, quando anche Google ha realizzato profitti stellari durante la pandemia, Alphabet ha assunto oltre 50 mila persone. Negli ultimi trimestri i consumi digitali sono diminuiti e, per il cosiddetto «effetto frusta» dei mercati, Google ha fatto pagare il rinculo dei mercati a una porzione dei suoi lavoratori. Elemento che non andrebbe trascurato. Da un lato segna il ritorno alla «normalità» di un retorica che stimolato la pubblicità online e gonfiato il prezzo delle azioni in borsa, dall’altro lato potrebbe anche annunciare una valanga sui lavoratori che restano. Nel primo trimestre del 2023 si prevede per Alphabet una crescita annua dell’1,7% (contro il +32% dello stesso periodo dell’anno precedente). L’utile netto dovrebbe calare di quasi il 25%.

Fino ad oggi Microsoft ha tagliato 10 mila lavoratori, 19 mila Amazon, 11 mila Facebook; Salesforce ha ridotto del 10% la sua forza lavoro, Wayfair ha fatto a meno di 1.750 impiegati. L’unica compagnia del settore a non aver annunciato tagli significativi è Apple. Fin’ora.