L’ultimo allarme della giornata è arrivato ieri sera lanciato da Sea Watch: un gommone cario di migranti è naufragato al largo della Libia, a circa 50 miglia a nord di Garabuli, città della Tripolitania, ha scritto su twitter l’ong tedesca secondo la quale ci sarebbero state «molte persone in acqua, con alta probabilità di morti e dispersi». La ong ha pubblicato una fotografia ripresa dall’alto i cui si vedono decine di migranti ammassati nel gommone. In soccorso dei naufraghi sarebbero intervenuti sul posto due mercantili e una motovedetta della Guardia costiera libica.

Sono 375 i migranti tratti in salvo ieri dalla Guardia costiera di malat intervenuta in operazioni di soccorso nell’area sar (ricerca e salvataggio) dell’isola. Tra questi potrebbero esserci anche i 75 migranti che si trovano a bordo di un gommone e per i quali ieri matina la piattaforma Alarm Phone aveva richiesto u intervento urgente al centro di coordinamento dei soccorsi di Malta. «Le persone a bordo ci dicono di aver passato 36 ore in mare, sono stravolte, affamate, assetate e non vedono imbarcazioni di salvataggio», aveva twittato il servizio di soccorso. I tre interventi di ieri provano ancora una volta come, sopratutto ora che il maltempo sembra essere passato, le partenze della Libia proseguano senza sosta, per nulla rallentate dalle politiche repressive messe in atto dai governi europei.

Anche per questo non può non destare preoccupazione al notizia della Germania che ieri ha annunciato il suo ritiro definitivo dalla missione europea Sophia a partire dal prossimo 30 giugno. Si tratta dell’atto finale di un processo cominciato mesi fa con lo stop alle proprie navi al quale ora fa seguito il ritiro del proprio staff di stanza nel quartier generale della missione che si trova a Roma. La Germania non è l’unico Paese ad aver ritirato le proprie navi. Vista l’impossibilità di trovare un accordo sui porti nei quali sbarcare i migranti, e vista il rifiuto italiano di continuare ad accoglierli, a marzo l’Unione europea ha deciso di ritirare tutte le navi lasciando in servizio solo gli aerei. Una decisione che ha più che dimezzato la missione che oltre a non garantire più il soccorso dei migranti non può adempiere adeguatamente neanche a un altro dei suoi compiti come il controllo dell’embargo di armi alla Libia. Non a caso l’Onu, preoccupata per le conseguenze sul conflitto libico, ha criticato la decisione di Bruxelles definendola una «singolare iniziativa».