Tra i dannati dei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) c’è un uomo che mangia le sue feci e beve le sue urine. Ha un disturbo psichiatrico pesante. Nonostante ciò, un medico in Lombardia lo ha giudicato idoneo al trattenimento. Così dal carcere in cui aveva scontato una condanna per furto è finito nel Cpr di Macomer, dove lo hanno visitato la deputata Avs Francesca Ghirra e le associazioni Naga e Mai più Cpr. Quando il 24 marzo una rivolta dei detenuti ha dato alle fiamme una parte del centro, è stato trasferito nel Cpr di Ponte Galeria.

«Da Macomer non hanno trasmesso l’idoneità sanitaria. Abbiamo chiesto fosse rivalutata, perché secondo noi l’uomo è a rischio suicidio. Il giudice aveva confermato il trattenimento per 20 giorni invece di 60, come si fa in genere con i richiedenti asilo, chiedendo accertamenti. Ieri in udienza l’ente gestore non li ha prodotti, ma il trattenimento è stato convalidato comunque. Ricorreremo alla Cedu», dice Gennaro Santoro, legale del cittadino algerino.

Alla sua storia è stato fatto cenno ieri durante la conferenza stampa organizzata dal Tavolo immigrazione e asilo, che riunisce 40 organizzazioni della società civile, a seguito dell’ispezione realizzata lunedì scorso negli otto Cpr funzionanti insieme a parlamentari e consiglieri regionali Pd, 5s, Avs e +Europa. All’interno hanno trovato circa 500 persone, poco meno della metà della capienza complessiva teorica. I reclusi vengono soprattutto dal Nordafrica (Tunisia, Marocco, Egitto, Algeria), ma anche dall’Africa subsahariana (Nigeria e Gambia), poi da Pakistan, Iran, Kirghizistan e Georgia. Un cittadino comunitario è rinchiuso senza sapere il perché. Quasi tutti sono uomini, ma c’è anche qualche donna, «compresa una “che non parla”» scrivono le associazioni. In due strutture è stato fatto ostruzionismo all’ingresso dei collaboratori degli esponenti istituzionali: i legali faranno ricorso.

All’interno sono state riscontrate le solite problematiche: diritto alla salute negato e alla difesa limitato, abusi di psicofarmaci, diffusa percezione di una detenzione ingiusta perché senza reato. Molte persone hanno mostrato segni di autolesionismo, che secondo le delegazioni è ormai un fenomeno completamente normalizzato all’interno dei Cpr. Tentativi di suicidio compresi.

Alla conferenza stampa sono intervenuti anche i parlamentari dem Rachele Scarpa, Susanna Camusso e Matteo Orfini. Hanno tutti sostenuto che i Cpr non si possono riformare, ma vanno chiusi. Alla domanda se questa è la loro posizione individuale o se è condivisa da tutto il partito, visto che il centro-sinistra ha aperto i luoghi di detenzione amministrativa per migranti ai tempi della Turco-Napolitano e non li ha mai chiusi durante i governi successivi, Orfini ha risposto: «Va chiesto a Pierfrancesco Majorino, responsabile immigrazione del partito. Ma il fatto che sia stato nominato lui in questo ruolo, con la sua storia da assessore contrario alla struttura milanese di via Corelli, dice qualcosa. Con il cambio di segreteria c’è una sensibilità nuova sul tema».

CORREZIONE, h 7.20, 18/04/2024

Diversamente da quanto scritto in relazione al cittadino algerino, dal Cpr di Macomer non è stata trasmessa la cartella clinica ma solo l’idoneità sanitaria. Ci scusiamo per l’imprecisione.