La maggioranza giallo verde ha fretta di approvare il decreto sicurezza. Una volta ottenuto il via libera al ddl anticorruzione caro al M5S, la commissione Affari costituzionali della Camera, dove il provvedimento voluto dal ministro Salvini è all’esame, ha deciso ieri di stringere i tempi della discussione sui circa 600 emendamenti al testo e di chiudere i lavori entro stasera, in modo da far arrivare in aula il decreto lunedì. Dove, ad attenderlo, ci sarà probabilmente una richiesta di voto di fiducia da parte del governo. «È un atto gravissimo – commenta Riccardo Magi, deputato di +Europa – Di fatto impedisce alla Commissione di discutere un testo legislativo che secondo tutti gli esperti ascoltati non va bene».

Sempre ieri il decreto è stato oggetto di nuove, durissime critiche. Durante la presentazione del dossier di Legambiente «L’accoglienza che fa bene all’Italia» sindaci, parlamentari ed esponenti della società civile hanno fatto circolare stime drammatiche sugli effetti che produrrà nel paese. «120mila nuovi irregolari, il 20% in più di quelli attuali – spiega Vittorio Cogliati Dezza, responsabile nazionale migrazioni Legambiente – Si rischia che in futuro troverà posto nello Sprar, fiore all’occhiello del sistema di accoglienza italiano, solo il 27,9% dei rifugiati rispetto ai beneficiari attuali e la concentrazione delle persone nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria, ndr), con la contemporanea cancellazione delle risorse per corsi di italiano, assistenza psicologica e progetti di inserimento socio-lavorativo».

Lo studio di Legambiente raccoglie oltre 30 casi di progetti Sprar e piccoli Cas che, in controtendenza rispetto al modello generale, hanno scommesso sull’accoglienza diffusa. Esperienze di buona amministrazione capaci di creare sviluppo economico e posti di lavoro, migliorare la qualità della vita delle comunità locali e aumentare la sicurezza di migranti e residenti. Soprattutto nei piccoli centri. «Un terzo dei paesi con meno di 5mila abitanti rischia di scomparire – afferma Angelo Moretti, della Rete piccoli comuni del welcome – In questi luoghi l’emergenza non è l’arrivo dei migranti, ma lo spopolamento, il dissesto idrogeologico, le case abbandonate. Quando l’immigrazione è inserita in un’idea di futuro può aiutare a risolvere questi problemi. Oggi bisogna dire da che parte stiamo, non rispetto ai partiti politici ma a una visione del mondo».

«Chi attacca l’accoglienza diffusa – afferma l’europarlamentare Elly Schlein – vuole fare dell’accoglienza un business». Le nuove regole, infatti, permetteranno l’accesso ai bandi soltanto ai grandi imprenditori che concorrono su più regioni e, attraverso l’economia di scala dei mega-centri, sono in grado di reggere i tagli delle risorse. Compensandoli con la riduzione dei servizi, ovviamente.

Durante il dibattito interviene la senatrice 5 Stelle Paola Nugnes, tra le «dissidenti» grilline: «Voglio dire che questo provvedimento è sbagliato tecnicamente e politicamente. Lo faccio dopo un lungo percorso di auto-censura». Il voto al Senato, però, è ormai superato e il testo è alle porte della Camera. «Lega e 5 Stelle hanno scambiato il disegno di legge sull’anticorruzione con il decreto sicurezza – dice Rossella Muroni, deputata di Liberi e Uguali – Martedì Salvini è venuto in aula per controllare personalmente le preferenze dei suoi ed evitare sorprese».

Intanto, a poche centinaia di metri, anche Italia in Comune, la rete di oltre 400 amministratori locali capitanata dal sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ha criticato aspramente il provvedimento. «Il decreto Salvini – è stato spiegato – rischia di essere un boomerang per i comuni italiani che saranno costretti a sobbarcarsi 280 milioni di euro di costi sociali in più. Soldi che oggi sono a carico del sistema sanitario nazionale». «Il taglio dei 35 euro promesso dal ministro dell’Interno – sottolinea Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri e coordinatore nazionale di Iic – penalizzerà soprattutto le amministrazioni locali».