Continuano a divergere la versione russa (o meglio del comandante del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin) e quella ucraina sulle sorti di Soledar. Mentre Prigozhin la dava per conquistata già mercoledì, ieri la viceministra degli Esteri di Kiev Hanna Maliar ha dichiarato che la resistenza ucraina continua, nonostante la Russia stia «conducendo alla morte migliaia di suoi cittadini» e i «combattimenti feroci». Sia Maliar che il governatore della regione di Donetsk Pavlo Kyrylenko raccontano un’atroce avanzata delle truppe di Mosca: «I russi hanno letteralmente marciato sui cadaveri dei propri stessi soldati, bruciando tutto al proprio passaggio», ha affermato il governatore in un discorso televisivo. Aggiungendo che nella cittadina restano 559 civili, di cui 15 bambini, impossibili da evacuare,

In Russia, intanto, il team legale dell’oppositore del Cremlino Alexei Navalny – detenuto in un carcere fuori dalla città di Vladimir, 230 km a est di Mosca – riporta la sua denuncia: «Non mi vogliono ricoverare nonostante ne abbia fatto richiesta».
A Navalny sarebbero infatti state negate le cure dopo essersi ammalato: «Putin sta ancora cercando di ucciderlo, ma in maniera più lenta e silenziosa rispetto all’avvelenamento con il novichok», hanno scritto i suoi avvocati su Telegram. Mentre la moglie del dissidente Yulia Navalnaya ha accusato lo staff della prigione di torturarlo: «Siete esseri umani?», ha scritto in un post su Instagram.

Il carcere – per cinque anni – è a quanto riporta il Moscow Times la condanna comminata anche a Marsel Kandarov, un 24enne russo che lo scorso maggio non si è presentato a rapporto per entrare nelle truppe destinate all’«operazione speciale» in Ucraina.
Ieri è stato invece liberato un veterano della Marina Usa, Taylor Dudley, detenuto in Russia da nove mesi dopo essere stato arrestato lo scorso aprile mentre dalla Polonia, dove si trovava per un festival musicale, stava cercando di attraversare il confine verso Kaliningrad per motivi sconosciuti.