Rafael Mariano Grossi ha affermato che la centrale nucleare di Zaporizhzhia è fuori controllo… dell’Aiea. Il che non significa che la centrale sia fuori controllo e pronta a causare un disastro nucleare, tutt’altro. Nulla fa presagire una deriva incontrollata dei suoi reattori, che continuano ad essere occupati dai russi e a funzionare normalmente generando energia immessa regolarmente nella rete elettrica nazionale ucraina. Le parole di Grossi, non nuove in quanto è da diverse settimane che il direttore dell’Aiea le sta ripetendo, significano che, a differenza delle altre tre centrali ucraine, quella di Zaporizhzhia è da 5 mesi (dall’inizio della guerra) che non riceve la visita degli ispettori dell’agenzia atomica internazionale, ponendo automaticamente il sito in stato di apprensione. Vero è che dati in remoto della centrale continuano ad essere inviati nella sede Iaea di Vienna (quindi un controllo continua ad esserci), ma le squadre di esperti devono poter verificare fisicamente i materiali presenti, quelli inventariati, le procedure di sicurezza.

AD OGGI TRE dei sei reattori russi Vver da 1.000 MW sono funzionanti, mentre i russi starebbero caricando altri due vessel con nuovo combustibile. Secondo le convenzioni internazionali, però, il riavvio dei reattori non potrebbe avvenire senza un’ispezione preliminare da parte dell’organismo atomico internazionale. Il problema principale è che Zaporizhzhia è una centrale bicefala: ufficialmente appartiene all’Energoatom, l’agenzia atomica ucraina, ma è occupata dall’esercito di Mosca e controllata della Rosatom, l’ente nucleare russo, i cui tecnici sono presenti nel sito senza autorizzazione dell’ente proprietario.
È chiaro che in questo contesto legale e belligerante, la situazione è estremamente delicata, portando i vertici dell’Aiea a trovarsi in una situazione decisamente scomoda e a parlare di «situazione fuori controllo».
Una visita internazionale richiede il coordinamento e l’accordo di diversi attori che oggi sono in conflitto tra loro: occorre in primo luogo il permesso dell’agenzia atomica ucraina, ma l’occupazione russa del sito impone che l’Iaea abbia il permesso logistico di entrare in sicurezza a Zaporizhzhia. I vertici dell’Energoatom non accettano di condurre un’ispezione in una centrale controllata militarmente dal nemico per timore che questo passo possa essere considerato come un’accettazione della presenza russa.

INOLTRE, GROSSI vuole che un’eventuale missione a Zaporizhzhia abbia l’appoggio dell’Onu: «È una zona di guerra, dobbiamo avere l’appoggio e la sicurezza garantita da un organismo sovranazionale come le Nazioni unite» ha detto in conferenza stampa. In molti hanno però sottolineato la sterilità delle azioni sino ad oggi intraprese dall’Onu per trovare uno spiraglio di pace e questo non gioca a favore di una risoluzione del problema Zaporizhzhia che, nonostante non abbia ancora raggiunto un reale pericolo, rimane comunque una situazione da tenere sotto controllo.
Grossi ha aggiunto di non essere in grado di confermare o negare i rapporti che provengono dalla centrale, sia da parte russa (che parla di attacchi ucraini compiti con droni nel compound nucleare), sia da parte ucraina (che a sua volta accusa i russi di utilizzare alcune strutture interne alla centrale come deposito di propri mezzi militari oltre che di lanciare missili su postazioni ucraine usando la centrale come scudo per la propria artiglieria). La presenza di ispettori indipendenti potrebbe chiarire la reale situazione in cui versa la centrale.

La criticità della situazione a Zaporizhzhia non è dovuta solo alle condizioni logistiche in cui versa la centrale, ma anche allo stress in cui sono costretti ad operare i lavoratori ucraini all’interno del sito. Recentemente alcuni rapporti (anche questi non confermati da osservatori neutrali) parlano di un aumento di tensione tra i dipendenti ucraini e gli occupanti e questo rischia di far degenerare ulteriormente una situazione già di per sé stessa complicata.